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Contro chi scommette sul default dell'Italia


Tutto falso, tutto ridicolo: gli Usa avevano affidato alla Germania che si riunificava il ruolo di aggregatore dei Paesi dell'Ex Cortina di ferro. Dalle Repubbliche baltiche, Lettonia, Estonia e Lituania, alla Cecoslovacchia che nel frattempo si era divisa in due, fino alla Ungheria ed alla Bulgaria. Sono entrate in blocco nella Unione, beneficiando degli aiuti da parte dell'Unione e di un'immensa area economica in cui integrarsi. Hanno beneficiato di una crescita esponenziale, fondata sui bassi salari, l'inesistente protezione sociale, la possibilità di emigrare in tutti gli Stati dell'Unione senza nessun limite.

L'Unione europea era solo l'involucro politico ed economico che serviva a sostenere una estensione ad est della Nato.

Bandiere USA CinaNel nuovo scenario in cui Usa e Cina si contendono la supremazia globale di qui alla fine del secolo, l'Europa non serve più a niente.

D'altra parte, era solo un'area di competizione interna in cui prevale chi pratica i salari più bassi e le tasse più favorevoli per le imprese.

L'euro è rimasto ciò per cui fu immaginato: solo un sistema di cambi fissi che evitava le svalutazioni competitive all'interno dell'area. Per il resto, la BCE non è paragonabile a nessuna altra Banca centrale: ha come obiettivo la stabilità della moneta, non la massima occupazione compatibile con questa.

Di fronte ad uno shock di portata immensa, quello di cui stiamo vedendo solo l'inizio, in Europa ognuno dovrà fare da sé.

Ci sono gli Europeisti sfegatati, quelli che sperano di usare questa occasione di crisi per ampliare le funzioni europee, per aumentarne il bilancio e per rendere impossibile una secessione, come ha fatto la Gran Bretagna.

Vagheggiano una solidarietà europea impossibile, perché il bilancio europeo non può andare in disavanzo: le risorse proprie dell'Unione non sono altro che prelievi fiscali, a partire dall'1% sull'IVA.

Il Recovery Fund, se mai vedrà la luce, non sarà altro che una redistribuzione di versamenti al bilancio dell'Unione: raddoppieremo il contributo di Iva, portandolo al 2%. Tanto si versa, e tanto si distribuisce: ma finora siamo stati contributori netti, versando più di quello che ci è stato attribuito.

Se il Recovery Fund dovesse vedere la luce, a partire dal 2021, lo dovremmo finanziare con maggiori tasse per un importo almeno pari ai contributi che ci aspettiamo: è un miraggio.
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