Per mesi, ha comandato solo il Governo, che si faceva forte dell'opinione dei tecnici che lo supportano: virologi, epidemiologi, infettivologi, igienisti si sono alternati nella prospettazione di ogni possibile andamento della epidemia.
Scherzando, qualcuno ad un certo punto ha affermato che il numero dei componenti delle Task Force a vario titolo operanti sul tema dell'epidemia aveva superato quello dei contagiati dal virus.
Il troppo stroppia, si sa: ed alla fine il panzer di Palazzo Chigi è andato a sbattere contro un muro, per aver previsto che la contrazione della infezione da coronavirus è considerata riconoscibile come infortunio sul lavoro.
Si è aperto un inferno, tra le linee guida dell'
INAIL, i Protocolli tra Sindacati ed aziende, e la responsabilità addirittura penale dell'imprenditore che colposamente o dolosamente lo aveva causato.
Si è arrivati all'eccesso, con le linee guida sulle precauzioni da prendere negli stabilimenti balneari: tra le distanze minime tra gli ombrelloni, i percorsi obbligati, le disinfezioni, sembrava la descrizione di un lazzaretto. Quelle sui ristoranti, pure queste penalizzanti, hanno fatto sobbalzare gli imprenditori.
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