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A Bruxelles piace il passo dell’Oca

Il Recovery Fund inchioda gli Stati ai tavoli burocratici, con vincoli di ogni genere e procedure defatiganti


Vediamo invece come si snoda il percorso.

L'Italia intanto verserà annualmente il proprio contributo per finanziare questo Fondo Straordinario della Unione, in proporzione al proprio PIL registrato nel 2019; ma in cambio riceverà assai di più, per tenere conto della gravità della crisi sanitaria ed economica che l'ha colpita: questo è il successo politico che ci si vanta di aver raggiunto.

In questo caso, si dice, l'Italia non sarà più un contributore netto al bilancio dell'Unione: sarebbe un percettore netto, anche se nessuno finora ha tirato giù i saldi complessivi, del dare e dell'avere tra il Piano straordinario Next Generation Ue ed il prossimo Quadro finanziario settennale 2021-2027. Si fanno i conti senza l'oste.

In ogni caso, il totale di queste "sovvenzioni" previste per il Recovery Fund a favore dei 27 Paesi dell'Ue è di 312,5 miliardi; di questi, il 70% va impegnato tra il 2021 ed il 2022, ed il restante 30% entro il 2023. I pagamenti saranno comunque scaglionati nel tempo, e già questo fa venire i sudori freddi.

Per accelerare gli interventi, visto che il macchinone di Bruxelles ha la lentezza di un elefante, si è deciso che il 10% degli importi assegnati a ciascuno Stato potrà essere concesso a titolo di prefinanziamento entro il 2021. Come vedremo più avanti, è meno di un piatto di lenticchie, ma di questi tempi non si butta via nulla.

A parte, rispetto alle sovvenzioni, verranno poi calcolati i prestiti, che ammonteranno a 360 miliardi di euro, concedibili nel limite del 6,8% del PIL di ciascun Paese, a meno che non ci siano circostanze eccezionali. Per l'Italia ci sarebbero teoricamente 119 miliardi di euro. Ma si tratta di un meccanismo ancora tutto da mettere in piedi.

In totale, dunque, il Programma Next Generation Ue vale 672,5 miliardi di euro. Ci sono altri progetti minori che portano alla cifra tonda di 750 miliardi.

Più che una cuccagna, Bruxelles ha preparato un vero e proprio percorso ad ostacoli, con tempi, scadenze e condizioni di enorme complessità tecnica, amministrativa e politica.
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