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A Bruxelles piace il passo dell’Oca

Il Recovery Fund inchioda gli Stati ai tavoli burocratici, con vincoli di ogni genere e procedure defatiganti


Al di là di questa una tantum, la approvazione del PNRR servirà a dare il via libera per spendere la cifra concordata, praticamente nell'ambito del bilancio per il 2022.

Solo allora lo Stato potrà procedere alle spese concordate, ma dovrà rendicontarle e fare richiesta di pagamento da parte di Bruxelles delle somme usate "in conto Recovery Fund": la valutazione per la erogazione del rimborso sarà effettuata sempre dalla Commissione, ma sarà subordinata al raggiungimento dei "traguardi intermedi e finali in termini di risultati".

Spendere i soldi non basta: bisogna dimostrare che gli obiettivi macroeconomici ed i risultati socioeconomici che erano stati promessi sono stati effettivamente raggiunti.

Prima di decidere, la Commissione deve infatti attendere il vaglio di una sorta di Troika, cui spetta valutare il raggiungimento o meno dei traguardi concordati: la Commissione europea dovrà tenere conto del parere del "Comitato economico e finanziario", un organo consultivo istituito per promuovere il coordinamento delle politiche necessarie al funzionamento del mercato interno, formato da alti funzionari delle amministrazioni nazionali e delle banche centrali, della Banca centrale europea e della Commissione europea. Esce di scena il FMI, ma al suo posto subentrano altri "esperti".

Non basta, perché a questo punto è possibile la attivazione del cosiddetto "freno d'emergenza": ogni Stato membro può opporsi alla valutazione positiva della Commissione, e quindi al pagamento delle somme richieste dallo Stato che ha effettuato le spese, "per gravi scostamenti rispetto all'adempimento soddisfacente dei pertinenti target". Può richiedere, entro tre giorni dalla proposta della Commissione, che la questione venga deferita al Consiglio europeo: nessuna decisione riguardo i pagamenti potrà essere assunta finché il Consiglio europeo non abbia discusso la questione "in maniera esaustiva".

Visto che i target sono estremamente complessi, e che riguardano una infinità di questioni, si rimane appesi a questo ulteriore giudizio: i Paesi Frugali ne hanno fatto una questione di principio. Chi si illudeva di avere risorse europee da spendere subito ed in libertà, si dovrà ricredere.

Si va oltre la robotizzazione: si mette in atto una vera e propria militarizzazione burocratica e politica, con gli Stati che devono marciare inquadrati, al passo dell'Oca.

Il Recovery Fund inchioda gli Stati ai tavoli burocratici, con vincoli di ogni genere e procedure defatiganti.

A Bruxelles piace il passo dell'Oca

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