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A Bruxelles piace il passo dell’Oca

Il Recovery Fund inchioda gli Stati ai tavoli burocratici, con vincoli di ogni genere e procedure defatiganti


La discrezionalità degli Stati è ulteriormente limitata da una serie di obiettivi qualitativi e quantitativi che sono stati stabiliti dalla Commissione, attraverso le Indicazioni sulla redazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza e sui progetti da presentare ai fini del finanziamento - Comunicazione "Strategia annuale per una crescita sostenibile 2021" COM(2020) 575:
  • per la transizione verde, al fine di conseguire la neutralità climatica entro il 2050 e la riduzione significativa delle emissioni di gas entro il 2030, la spesa relativa al clima dovrà ammontare almeno al 37%. Occorrono dunque riforme ed investimenti nel campo dell'energia, dei trasporti, della decarbonizzazione dell'industria, dell'economia circolare, della gestione delle acque e della biodiversità. Bisogna pure accelerare la riduzione di emissioni tramite la rapida distribuzione di energie rinnovabili e di idrogeno, l'efficienza energetica degli edifici, gli investimenti nella mobilità sostenibile, la promozione di infrastrutture ambientali e la protezione della biodiversità;
  • per la transizione digitale e produttività, bisogna dedicare almeno il 20% delle risorse richieste.

C'è poi da rispettare il requisito della Stabilità macroeconomica, un punto assai dolente per l'Italia che ha un elevatissimo rapporto debito pubblico/PIL. Anche se è stato sospeso il processo di riaggiustamento previsto dal Fiscal Compact, l'equilibrio della finanza pubblica rimane un requisito fondamentale: gli investimenti pubblici devono aumentare, ma senza compromettere questo vincolo. Ci aspettano tagli su tagli. Per l'Italia, il sentiero si fa sempre più impervio.

Paletti su paletti: i PNRR dovranno essere coerenti con le informazioni contenute nei Programmi nazionali di riforma nell'ambito del Semestre europeo (PNR), nei Piani nazionali per l'energia e il clima (PNIEC), nei Piani territoriali per una transizione giusta, negli Accordi di partenariato e nei programmi operativi a titolo dei fondi dell'Unione: un ginepraio infernale.

Come se ancora non bastasse, la Commissione ha diffuso le "Linee guida e modello standard per la presentazione dei Piani di ripresa e resilienza" (Commission Staff Working Document SWD(2020) 205 final). E' una guida pratica, con tanto di modelli e prospetti da riempire: un puzzle di dati di spesa, di tempi previsti, di obiettivi attesi, di criteri di valutazione, fatto apposta per avere ogni scusa buona per intervenire, sindacare, correggere, giudicare. E, ovviamente, per non pagare!

L'esame dei PNRR sarà coordinato da un'apposita task force della Commissione per la ripresa e la resilienza, in stretta collaborazione con la Direzione generale degli Affari economici e finanziari (DG ECFIN).

La valutazione della Commissione, dopo aver ben aggiustato confrontandosi con i vari governi le loro proposte di PNRR, sarà quindi soggetta alla approvazione da parte del Consiglio della Unione europea, che decide a maggioranza qualificata entro 4 settimane: siamo arrivati a fine giugno, ed ora c'è luglio di mezzo.

Diciamo che, se tutto va bene, i PNRR saranno approvati ai primi di agosto del 2021. Insomma, tra un anno saremo finalmente al via.

C'è, come abbiamo visto, una procedura a stralcio per il 2021, ma vale appena il 10% del totale. In pratica, per l'Italia sono 6,5 miliardi: una cifra assolutamente ridicola.
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