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A Bruxelles piace il passo dell’Oca

Il Recovery Fund inchioda gli Stati ai tavoli burocratici, con vincoli di ogni genere e procedure defatiganti


Vediamo: a partire dal 15 ottobre prossimo, in pratica tra una ventina di giorni, i singoli Stati possono cominciare a presentare alla Commissione i primi Piani Nazionali per la Ripresa e la Resilienza (PNRR), con la scadenza ultima fissata a fine aprile 2021. In pratica, ci si allinea con i tempi della procedura standard del Braccio Preventivo del Programma di Stabilità e Crescita (PSG).

I Piani nazionali saranno valutati dalla Commissione europea entro due mesi dalla presentazione, tenendo conto della loro coerenza con le raccomandazioni specifiche che sono state elaborate per ciascun Paese: da fine aprile 2021 si arriva così a fine giugno.

Per l'Italia, il PNRR sarà valutato tenendo conto soprattutto delle raccomandazioni relative al 2019 (Raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma - 10165/19): è un elenco sterminato di "prediche" e di richieste di riforme strutturali, che vanno dalla lotta all'evasione fiscale alla riduzione della spesa per le pensioni che è eccessiva. Finora erano sostanzialmente prediche inutili, perché poi il governo faceva ciò che voleva: bastava rientrare nei limiti del deficit ed avvicinarsi al pareggio strutturale. D'ora in poi, invece, queste raccomandazioni avranno valore cogente, perché se non seguiamo questi Comandamenti non ci approveranno i PNRR: ahi! Ecco che cominciano i dolori!

Ulteriori criteri di valutazione per approvare i Piani sono il rafforzamento del potenziale di crescita, la creazione di posti di lavoro e la resilienza: non sono chiacchiere, perché il raggiungimento di questi obiettivi condizionerà il pagamento da parte della Unione delle somme che avremo speso. Questa è seconda la tagliola.

Praticamente, ci consegneremo legati mani e piedi, visto che nella valutazione del PNRR il punteggio più alto deriverà in primo luogo dalla sua coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese.

Solo successivamente si considerano il rafforzamento del potenziale di crescita, la creazione di posti di lavoro e la resilienza sociale ed economica dello Stato membro. Il contributo recato alla transizione verde e digitale è addirittura una precondizione ai fini di una valutazione positiva: altro che scrivere sotto dettatura!
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