Il fatto è che
in passato si stipulavano accordi di fornitura pluriennali, per periodi anche superiori al decennio,
con un sistema di prezzi legato a quello del petrolio (oil-linked) e con una clausola assolutamente inequivoca sul ritiro della fornitura: "
Take or Pay". L'acquirente non poteva quindi rifiutarsi di prendere in carico il gas dal fornitore, adducendo motivazioni di mercato, come un rallentamento dei consumi dovuto ad una crisi: e se non lo ritirava, doveva comunque pagarlo come pattuito.
Insomma,
con il sistema delle aste, in Europa si cerca di risparmiare sui prezzi. Ma
a perderci, e comunque a rischiare, è il produttore.D'altra parte, anche l'Opec+ ha deciso di non riportare la produzione di petrolio ai livelli pre-crisi, ma di aumentarla di appena 400 milioni di barili/giorno. Le conseguenze sono visibili alle pompe delle stazioni di servizio:
negli Usa, rispetto al giugno scorso, il prezzo del gallone di benzina è addirittura raddoppiato.
Il processo di
decarbonizzazione apre un conflitto durissimo, a danno dei Produttori di Energia Fossile: non vogliono fare la parte del tacchino che viene mangiato a Natale per festeggiare.
La fiammata dei prezzi dei prodotti energetici sembra un preavviso: nell'incendio, si bruceranno in tanti.
I Produttori di Energia Fossile non festeggiano la transizione ambientale Ai Tacchini non piace il Natale
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