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Europa, Terra di Mezzo

Importiamo energia dalla Russia e manufatti dalla Cina per vendere ad USA e GB


Si rileva in queste settimane una forte discesa dei prezzi internazionali del petrolio e del gas, e questo è già rassicurante: il prezzo TTF per MWh, che dagli 80 euro di giugno aveva toccato a metà agosto la stratosferica vetta di 338 euro, in questi primi giorni di marzo quota 47 euro. Vero è che durante la crisi pandemica, nell'inverno del 2020, aveva toccato il minimo di 38 euro, ma in quel momento la domanda di gas era praticamente al minimo.

Ci sono due aspetti da valutare: l'esaurirsi della speculazione, che non ha più la grande liquidità a disposizione che c'era fino a qualche mese fa, per via delle politiche restrittive delle banche centrali; la effettiva disponibilità di gas sul mercato per fare scorte. In questo momento, nessuno vuole lanciare allarmi sui prezzi: i governi e le banche centrali stanno facendo di tutto per placare l'inflazione.

In termini generali, il saldo commerciale dell'Ue nel suo complesso verso i Paesi extra Ue si è ribaltato di segno, passando da un attivo di +55 miliardi di euro nel 2021 ad un passivo di -431 miliardi nel 2022. Ciò è stato determinato da un fortissimo aumento delle importazioni di prodotti energetici, passate da 390 miliardi a 834 miliardi: praticamente raddoppiate. Le importazioni sono passate nel complesso da 2.126 a 3.003 miliardi di euro (+877 miliardi) mentre le esportazioni sono passate da 2.181 a 2.572 miliardi (+391 miliardi).

I saldi commerciali extra Ue più significativi sono stati quelli attivi con gli Usa con +151 miliardi di euro e con la Gran Bretagna con +110 miliardi; quelli passivi più rilevanti sono stati con la Cina con -396 miliardi , seguiti dalla Russia con -148 miliardi e dalla Norvegia con -93 miliardi. La preferenza dell'Europa per il gas, di provenienza dalla Russia e dalla Norvegia, è chiarissima.
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