Guido Salerno Aletta
Editorialista dell'Agenzia Teleborsa
Come nel film Karate Kid, anche per le Banche centrali imparare a gestire la liquidità è faticoso: con una mano immettono liquidità, con l'altra la levano. E così ancora, senza sosta.
Un pasticcio che si paga.
Senza dichiararlo apertamente,
la Fed già ha riaperto il rubinetto della liquidità: presterà lei i fondi necessari alle Banche che si trovano di fronte alle richieste di rimborsi o ad averne comunque necessità, evitando che siano costrette ad andare sul mercato a vendere i titoli in portafoglio, con le perdite conseguenti.
Siamo in un momento di rialzo dei tassi di interesse e di drenaggio della liquidità, decisi per
combattere l'inflazione.
Ma stavolta la Fed e la Bce operano in un contesto mai visto prima nella storia monetaria, perché lo fanno dopo un lungo periodo di politiche monetarie accomodanti, implementate con tecniche mai usate prime.
La
Fed a partire dal 2008, e la Bce a partire dal 2015 hanno adottato
politiche monetarie definite "non convenzionali", con la immissione di nuova liquidità mediante l'acquisto di titoli di Stato sul mercato finanziario. In parallelo, stabilivano "tassi a zero" come riferimento per le loro operazioni di rifinanziamento.
In passato, le Banche centrali effettuavano solo "operazioni sul mercato aperto": compravano sul mercato titoli di Stato, fornendo liquidità ma senza crearne di nuova, aggiuntiva. Il mercato era solo più liquido.