Il
settore della formazione e dell'avviamento al lavoro è rimasto ostaggio del conflitto tra gli interessi consolidati delle organizzazioni private che forniscono alle aziende il personale per prestazioni temporanee, il ministero del lavoro che ha cercato inutilmente di mettere su l'apparato concorrente dei "navigator", le Regioni gelosissime delle proprie competenze costituzionalmente attribuite in materia di formazione professionale, i Sindacati abbarbicati alla storica attività ancillare di organizzazione dei corsi, il ministero dell'istruzione che si è intestardito nella riproposizione degli istituti tecnici. Con le imprese che non trovano i lavoratori specializzati che servono, e che nessuno forma.
La ragione di tutto questo caos sta anche nel modo con il quale ormai da decenni si decide, al governo ed in parlamento:
si fa tutto per decreto legge, con commi aggiunti all'ultimo momento, mettendo la fiducia ad ogni passo,
con integrazioni normative che rendono sempre più caotica la attività amministrativa, facendo rinvio a decreti attuativi che non escono mai. La legge di bilancio è diventata un insieme di coriandoli normativi, con diverse centinaia di disposizioni varie e variopinte.
Serve una tregua di riflessione, per mettere ordine.
Troppa confusione, spese continue e debiti senza costrutto"DEF 2023": la Ricreazione è finita
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