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Chi verrà dopo Ursula?

Le elezioni al Parlamento europeo del 2024, con Partiti ed Alleanze storiche in crisi

Sono finiti da un pezzo i Bei Tempi, quando il Partito Popolare Europeo da una parte ed i Partiti Socialisti dall'altra dominavano le famiglie politiche: prima alternandosi alla guida e poi unendosi per resistere alle tendenze divaricanti portate dai due gruppi di destra, Conservatori ed Identità e Democrazia, e da formazioni nuove come gli Ecologisti e Renew Europe.

La attuale Presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, fu eletta in extremis dal Parlamento europeo, con i voti determinanti dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle che fino ad allora non avevano aderito a nessun Gruppo: fu quella svolta, decisa autonomamente dall'allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a creare una frattura insanabile nella maggioranza giallo-verde che sosteneva il suo governo. Fuori la Lega, il Pd subentrò nel sostegno al Conte-bis. Le continue divergenze, non potendo indire le elezioni anticipate per via dell'epidemia di Covid, portarono al governo di Mario Draghi: le elezioni di settembre scorso hanno visto il successo di FdI guidato da Giorgia Meloni.

La candidatura della Von der Leyen fu sostanzialmente imposta dal Presidente Francese Macron, che non voleva lasciare spazio al candidato ufficiale del PPE, il tedesco Manfred Weber: era una ripicca la sua, per via dell'opposizione tedesca al progetto francese di un profondo rimescolamento politico. L'idea di Macron era di presentare liste elettorali omogenee in tutti i Paesi per le candidature al Parlamento europeo, invece delle solite liste dei singoli partiti nazionali i cui eletti si sarebbero solo successivamente aggregati in Gruppi parlamentari.

Fatto sta che Ursula Von der Leyen si mostrò assai grata a Giuseppe Conte per i voti ricevuti dagli eletti nel M5S, e si sdebitò con i fondi del PNRR: una generosità di cui beneficiò il governo Draghi che provvide ad integrare sostanziosamente la lista degli obblighi da rispettare da parte italiana. Giorgia Meloni, subentrata nella gestione del PNRR, sta cercando invano di incassare la terza rata: si susseguono le verifiche, come pure i rinvii.
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