(Teleborsa) - L'Italia si prepara a dare l'ultimo saluto ad un "grande" della politica italiana, testimone di tali e tanti cambiamenti del tessuto sociale e politico del Paese, quanto attore controverso della scena politico-istituzionale. Già da questa mattina è stata allestita la camera ardente, presso al sua abitazione al civico 326 di Corso Vittorio Emanuele.
Una folla di giornalisti e emittenti televisive sta aspettando le autorità, che oggi andranno a porgere le condoglianze alla famiglia e onorare il "Divo Giulio". Fra i primi a visitare la camera ardente sono stati l'ex sottosegretario Vincenzo Scotti ed il suo avvocato Giulia Bongiorno.
I funerali, che saranno celebrati oggi alle 17, saranno in forma strettamente privata, presso la Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini a Roma. La scelta di non fare funerali di Stato e scegliere la parrocchia vicino all'abitazione risponde ad una forma di rispetto nei confronti di Giulio Andreotti, che era solito andare a messa tutti i giorni e, durante la malattia, ricevere la comunione presso la sua abitazione.
Tanti i contributi del mondo politico arrivati ieri, dopo la notizia del suo decesso. Notizia che ha fatto rapidamente il giro del mondo, riempiendo le pagine della stampa internazionale, dove il sette volte Premier Giulio Andreotti era ben conosciuto.
Parole commosse sono state spese dal suo ex collega DC, Cirino Pomicino, ma anche i politici di oggi hanno commentato con un grande rispetto la sua scomparsa. Silvio Berlusconi ha sottolineato che Andreotti "ha fatto la storia", ma soprattutto ha voluto mettere l'accento sulla "indegna lotta della sinistra contro di lui". Romano Prodi ha voluto ricordarlo come un grande statista, così come Antonio Di Pietro e Antonio Ingroia, mentre Mario Monti ha commentato la sua scomparsa ricordando che Andreotti "cercò sempre di superare le divisioni politiche".
Più freddi gli esponenti del Movimento 5 Stelle, che hanno però precisato di aver osservato il minuto di silenzio chiesto al Senato per commemorare Giulio Andreotti. La precisazione è giunta in risposta alle indiscrezioni circolate sulla stampa di una bagarre in Aula proprio durante il minuto di silenzio, dovuta ad una richiesta non accolta di verifica del numero legale da parte dei 5 Stelle.