(Teleborsa) - Il mercato italiano ha reagito abbastanza bene alla crisi. E’ quanto sottolineato da
Luca Filippa, CEO di BIt Market Services, London Stock Exchange Group, e General Manager di FTSE Italia, intervenuto al Convegno Sinossi 2014 organizzato da Teleborsa.
Filippa, nella sua relazione, ha ricordato che
il valore di mercato delle società quotate rispetto al Paese si è ripreso: il peso della capitalizzazione rispetto al PIL è passato dal 25% al 30%, dato che resta molto inferiore a quello degli altri Paesi europei. Gli scambi, che si sono sempre attestati da i 2,5-3 miliardi al giorno negli ultimi anni, rappresentano uno degli elementi di grande efficienza del mercato italiano.
Anche la
ripresa delle nuove ammissioni è un sintomo di rinascita e di salute del mercato, così come le dinamiche degli investimenti e degli
aumenti di capitale, soprattutto per le banche, che non hanno fatto ricorso ad aiuti di Stato, come in altri Paesi europei.
Secondo Filippa, la cosa importante per il mercato italiano è soprattutto
l’attenzione forte che c’è nei confronti delle piccole e medie imprese. Un’attenzione che si è anche tradotta anche in una
deregolamentazione e che ha prodotto un apprezzabile sviluppo delle PMI quotate. Il manager ha anche citato il
sistema ELITE di Borsa Italiana, ricordando il suo ruolo di piattaforma che aspira ad avvicinare le piccole imprese, tipicamente locali e familiari, ad una realtà più vicina al capitalismo.
Il
London Stock Exchange ha saputo mantenere e consolidare la sua
posizione di leadership, anche rispetto ai mercati nordamericani, ma una delle cose che la ha saputo fare in questi ultimi anni è il
miglioramento qualitativo, soprattutto sul mercato italiano.
I
problemi aperti restano la
carenza di società quotate ed un
mercato squilibrato (in scambi e capitalizzazione), dominato da società di grandi dimensioni. Quel che manca all’Italia è una
base di quotazione di società di piccole dimensioni, la cui carenza costituisce uno dei maggiori
freni per la crescita del sistema Paese. La sfida per il futuro – secondo Filippa – è quella di mettere l’imprenditore italiano in condizione di
“indifferenza” fra il finanziarsi in debito e in equity.