(Teleborsa) -
Dopo lo "scudo anti-Spread", finisce sul tavolo della corte costituzionale tedesca anche il Piano di Quantitative Easing, varato dalla BCE a fine gennaio ed entrato in operatività dai primi di marzo.
A dare impulso all'iter dinanzi all'Alta Corte tedesca sono stati tre ricorsi privati, secondo i quali, il piano in questione sarebbe
"scandalosamente peggio" del programma OMT, noto come "scudo antispread". Su quest'ultimo la Corte tedesca si è già espressa in modo critico, rimettendo la questione alla
Corte di Giustizia europea che, invece, ne ha sancito la compatibilità con i trattati europei.
Secondo i ricorrenti,
la BCE si sarebbe spinta in "territorio politico", ruolo che non le compete e che non è parte del suo mandato.
Il cavillo anche questa volta sarebbe di legittimazione, in quanto né il parlamento tedesco né il Bundestag o la Bundesbank avrebbero mai dato mandato alla BCE di condurre tali operazioni, che comportano un esborso monetario.
I tempi di una decisione, in realtà, sono piuttosto lunghi, giacché tale causa sarebbe discussa al più presto a settembre 2016, quando il Piano QE avrà ormai esplicato tutti i suoi effetti sui mercati e sull'economia.