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FMI vede rischi per la ripresa e mette in guardia la Fed sui tassi

Economia
FMI vede rischi per la ripresa e mette in guardia la Fed sui tassi
(Teleborsa) - Il Fondo Monetario Internazionale lancia un altro segnale alla Fed, mettendola in guardia dall'affrettare misure di politica monetaria restrittive, che avrebbero ripercussioni sulla crescita mondiale. E' quanto emerge da un rapporto, preparato dal FMI per il vertice del G20, che si svolgerà la settimana prossima in Turchia.

Dalle stime del FMI, la crescita mondiale dovrebbe accelerare dal 3,1% di quest'anno al 3,6% nel 2016, riportandosi ai massimi dal 2011, ma tutto dipenderà da alcuni fattori chiave: Fed, Cina, e materie prime. Confermate anche le stime per l'Italia, contenute nel World Economic Outlook, che propendono per un +0,8% quest'anno ed un +1,3% il prossimo, leggermente al di sotto delle previsioni formulate dal governo e dall'UE.

I fattori di rischio alla crescita globale.

La prima e più grande incognita riguarda le politiche delle banche centrali, in particolare la Fed, in quanto la ripresa dipenderà, innanzi tutto, da come verrà "pilotata" la transizione verso una normalizzazione delle misure di politica monetaria della banca centrale americana, che oggi si confermano fortemente espansive con tassi praticamente a zero. Ancora una volta l'FMI "consiglia" alla Fed di attendere che ai miglioramenti del mercato del lavoro si aggiungano chiari segnali di risalita dell'inflazione, altrimenti, una mossa affrettata potrebbe amplificare la volatilità dei mercati.

Il secondo fattore di rischio è rappresentato dalla Cina, che si trova nel bel mezzo di una "necessaria" moderazione del suo trend di crescita ed allo stesso tempo sta attuando riforme di ampio respiro verso un'economia di mercato orientata ai consumi ed ai servizi. Sottolineando che "questo passaggio è benvenuto", il Fondo Monetario avverte che "sta generando notevoli ricadute globali e potrebbe risultare accidentato".

Il terzo fattore di rischio è rappresentato dalla materie prime, che sembrano aver esaurito una fase fortemente rialzista ("supetrend") durata un decennio, in particolare il petrolio, e potrebbero avere ripercussioni sui Paesi produttori tali da minare la crescita mondiale, ed amplificare povertà e disoccupazione.






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