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Scuola, nuova sentenza condanna il MIUR a risarcire i precari

Economia, Scuola, Welfare
Scuola, nuova sentenza condanna il MIUR a risarcire i precari
(Teleborsa) - Ancora una sentenza a favore della lotta al precariato, sulla scia della storica sentenza della Corte europea, che ha condannato l'Italia ad assumere i precari di lungo corso.

Il giudice del tribunale del lavoro di Roma ha condannato il MIUR a pagare 100mila euro per risarcimento danni e mancati scatti di anzianità a 8 docenti precari di Roma. Il sindacato della scuola Anief che spiega come "l’Italia continuai a non rispettare la direttiva comunitaria sull'abuso del precariato. E i tribunali del lavoro non possono esimersi dal condannare l’amministrazione e risarcire i docenti vittime delle mancate stabilizzazioni".

Il tribunale di Roma, accogliendo un ricorso dell'Anief, ha accordato a otto insegnanti non di ruolo un equo risarcimento del danno subìto, pari a 100mila euro complessivi, a seguito di successione di contratti a tempo determinato stipulati senza tenere conto dalla normativa europea sulla materia.

Il giudice del tribunale del lavoro capitolino ha quantificato un risarcimento complessivo per gli otto ricorrenti pari a 37 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto percepita da ognuno di loro, cui aggiungono gli interessi previsti dalla legge. A beneficiarne sono stati dei supplenti di lungo corso, alcuni in servizio da oltre dieci anni, che hanno compreso come l’azione dell’amministrazione scolastica nei loro confronti sia stata quella di discriminare e sfruttare il loro operato attraverso una serie infinita di contratti di lavoro a tempo determinato

"Questa ulteriore sentenza - spiega Marcello Pacifico, Presidente Anief rappresenta la conferma dell’inadeguatezza della Legge 107/2015 sul fronte del reclutamento del personale precario: perché, pur prevedendo 100mila nuove immissioni in ruolo, poi ridotte a circa 86mila, è riuscita a non stabilizzare tanti docenti precari la cui unica colpa è stata quella di essersi abilitati dopo il 2011, riuscendo anche a discriminare una parte dei candidati risultati idonei ai concorsi pubblici. Calpestando, in questo modo, le indicazioni della Corte di Giustizia europea, oltre che i pareri della Consulta italiana e del Tribunale di Napoli, che affermano l'applicazione del decreto legislativo n. 368/2001 anche alla Scuola".



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