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L'economia italiana cresce, ma meno della media UE

Economia
L'economia italiana cresce, ma meno della media UE
(Teleborsa) - Migliora l'economia italiana nel 1° trimestre dell'anno, anche se ad un ritmo inferiore rispetto alla media europea. L'Istat ha confermato oggi i dati preliminari diffusi a metà maggio sul Prodotto Interno Lordo (PIL) italiano, ribadendo un aumento dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dell’1% nei confronti del primo trimestre del 2015. L'istituto nazionale di statistica ha sottolineato che il primo trimestre del 2016 ha avuto due giornate lavorative in meno del trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al primo trimestre del 2015.
Nel primo trimestre, il PIL è aumentato in termini congiunturali dello 0,7% in Germania, dello 0,6% in Francia, dello 0,4% nel Regno Unito e dello 0,2% negli Stati Uniti. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 2% nel Regno Unito e negli Stati Uniti, dell’1,6% in Germania e dell’1,4% in Francia. Il PIL dei paesi dell’area Euro, è aumentato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dell’1,5% nel confronto con lo stesso trimestre del 2015.

La variazione acquisita per il 2016 è pari a +0,6%.

Rispetto al trimestre precedente, i principali aggregati della domanda interna (i consumi finali nazionali e gli investimenti fissi lordi) sono aumentati entrambi dello 0,2%. Le importazioni sono diminuite dello 0,9%, le esportazioni dell’1,5%.

La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per 0,2 punti percentuali alla crescita del PIL: +0,2 punti la spesa delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private (ISP) e contributi nulli della spesa della Pubblica Amministrazione (PA) e degli investimenti fissi lordi. Anche la variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del PIL (+0,2 punti percentuali), mentre l’apporto della domanda estera netta è stato negativo per 0,2 punti percentuali.

Si registrano andamenti congiunturali positivi per il valore aggiunto dell’industria (0,9%) e dei servizi (0,2%), mentre quello dell’agricoltura è diminuito del 2,4%.
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