(Teleborsa) - Joao Havelange,
al vertice del calcio mondiale dal 1974 al 1998, e in seguito "grande manovratore",
è morto nell'ospedale Samaritano di Rio de Janeiro all'età di 100 anni.
Havelange, Presidente della Fifa per 25 anni e al tempo stesso come Presidente della Federcalcio brasiliana vincitore di tre mondiali (1958, 1962 e 1970),
detentore di un potere assoluto, aveva negli anni trasformato la Federation Internationale de Football Association in un colossale centro d'affari. Nessuna opposizione, nessun avversario per ben oltre un quarto di secolo,
trasformando sempre più il mondo del calcio in un business da cifre sempre più vertiginose. Joao Havelange, ex nuotatore e pallanuotista, era noto per
lo scarso rispetto soprattutto verso i calciatori, tanto è vero che
Diego Armando Maradona nel 1990 al termine dei mondiali in Italia con l'Argentina appena sconfitta in finale dalla Germania per 0-1 su discutibile rigore, disse: "Ha vinto la mafia", rifiutandosi di stringergli la mano. E ancora il pibe de oro:"Se buttate un dollaro per aria difficilmente lo farà cadere per terra", a significare appunto l'estrema avidità dell'allora di fatto "padrone del calcio internazionale".

Accusato sin dal 1980 per
"comportamenti poco trasparenti", ovvero di corruzione e malversazione, da Artemio Franchi, allora Presidente UEFA, solo negli ultimi anni
Joao Havelange, che nel 1998 aveva lasciato il timone Fifa al fido collaboratore Joseph Blatter divenendone Presidente onorario, fu travolto dallo scandalo Fifa. Non bastarono le sue dimissioni nel 2013 da Presidente, perdendo pure la carica di membro del Cio (Comitato Olimpico Internazionale). Havelange si ritirò da qualsiasi iniziativa avesse a che fare con lo sport, chiudendo con ignominia un'epopea incontrastata di comando. In quanto vecchio e malato fu risparmiato dalle indagini sullo scandalo che avevano invece colpito tanti alti dirigenti del suo entourage.