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Italia, tra il 25 aprile e il 1° maggio in 5 milioni al lavoro

Lo rivela l'Ufficio studi della CGIA. Alberghi/ristoranti il settore con la maggiore presenza di lavoratori (68,3%). Lavoratori dei trasporti in coda con il 22,7% di presenze

Economia, Trasporti, Welfare
Italia, tra il 25 aprile e il 1° maggio in 5 milioni al lavoro
(Teleborsa) - Mentre per la Festa del 25 aprile circa sette milioni di italiani sono pronti a concedersi una breve vacanza, saranno invece quasi 5 milioni gli italiani che passeranno questa festività e quella del 1° maggio al lavoro. Praticamente un occupato su 5.

I dati dell’Ufficio studi della CGIA ci dicono che il settore dove la presenza degli occupati nei giorni di festa è più elevato è quello degli alberghi/ristoranti: i 688.300 lavoratori dipendenti coinvolti incidono sul totale degli occupati dipendenti dello stesso settore per il 68,3%. Seguono il commercio (579.000 occupati pari al 29,6% del totale), la Pubblica amministrazione (329.100 dipendenti pari al 25,9% del totale), la sanità (686.300 pari al 23% del totale) e i trasporti (215.600 pari al 22,7%).

Secondo queste elaborazioni riferite al 2016, sono precisamente 4,7 milioni gli italiani che lavorano di domenica o nei giorni festivi. E una buona parte di questi sarà in negozio, in fabbrica o in ufficio anche domani e il prossimo primo maggio. Tra questi 4,7 milioni, 3,4 sono lavoratori dipendenti e gli altri 1,3 mln sono autonomi (artigiani, commercianti, esercenti, ambulanti, agricoltori, etc.). Se 1 lavoratore dipendente su 5 è impiegato alla domenica, i lavoratori autonomi, invece, registrano una frequenza maggiore: quasi 1 su 4.

Le realtà territoriali dove il lavoro domenicale è più diffuso sono quelle dove la vocazione turistica/commerciale è prevalente: Valle d’Aosta (29,5% di occupati alla domenica sul totale dipendenti presenti in regione), Sardegna (24,5%), Puglia (24%), Sicilia (23,7%) e Molise (23,6%) guidano questa particolare graduatoria. In coda alla classifica, invece, si posizionano l’Emilia Romagna (17,9%, le Marche (17,4%) e la Lombardia (16,9%). La media nazionale si attesta al 19,8%.

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