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L'oro va a ruba. Torna appeal come asset d'investimento

La corsa dell'oro è da attribuire solo alle tensioni internazionali? Secondo Confinvest c'è un'altra lettura del rally del metallo prezioso

Finanza
L'oro va a ruba. Torna appeal come asset d'investimento
(Teleborsa) - Le performance dell'oro nel primo mese del 2019 sono state del +3,5% ed un inizio così positivo per il metallo giallo non si vedeva dal 2016. Nel primo semestre di quell'anno registrò addirittura un aumento del 30%. Ma quali sono le cause di questa salita? Siamo difronte ad una valorizzazione dell'oro in quanto bene rifugio o è giunta una nuova era che vede il prezioso recuperare la sua natura di bene d'investimento?

Secondo Confinvest, ad essere più plausibile sarebbe la seconda opzione. Argomentando questa posizione si fa riferimento a molteplici fattori. Il primo riguarda la constatazione che i guadagni ottenuti non sono stati ingenti solo per gli investitori in Euro e in Dollaro, ma è salita anche la valutazione in Franchi Svizzeri che ha segnato un +4,5%. Dato da non sottovalutare perché, generalmente, quando si concretizzano rischi sistemici e parte la cosa ai beni rifugio, si evidenziano rendimenti positivi dell'oro contro tutti i cross valutari e il cross con minori rendimenti dell'oro in questi casi è proprio contro il Franco Svizzero. Ad oggi si è verificato il contrario, con il rendimento del CHF maggiore degli altri. Questo indurrebbe a pensare all'aspetto speculativo del metallo prezioso visto che, in caso contrario, se fosse utilizzato come bene rifugio il Franco Svizzero, altro bene rifugio, non avrebbe portato a casa performance peggiori delle altre due valute.

Altro elemento che confermerebbe il ritorno di appetito degli investitori sarebbe avallato dagli ultimi dati del World Gold Council, l'istituzione internazionale più importante nel settore dell'oro fisico. Ggli Asset Under Management (AUM) nell'ultimo trimestre del 2018, infatti, hanno infranto nuovi massimi storici dalla loro introduzione con 1.100 Tonnellate di Oro gestiti a dicembre 2018.

Secondo l'Associazione, inoltre, sarebbero cambiati in fondamentali dell'oro: la sua funzione di asset monetario e riserva strategica delle principali Banche Centrali del Mondo, con una forte propensione per quelle dell'Est, sembra stia ritornando a dettare i driver di crescita dei prezzi. Gli istituti centrali hanno accresciuto le proprie riserve di 651,5 tonnellate solo nel 2018, determinando un balzo degli acquisti netti fatti dalle Banche Centrali ai massimi dal 1971, periodo in cui Nixon per rifinanziare le spese in deficit determinò la fine della convertibilità del dollaro USA in oro.

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