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Petrolio, Goldman Sachs non vede fiammate dei prezzi per ora

Secondo la banca d'affari non si ripeterà quanto successo nel 2018

Economia, Energia
Petrolio, Goldman Sachs non vede fiammate dei prezzi per ora
(Teleborsa) - Dichiarazioni improntate alla cautela giungono da Goldman Sachs che non vede fiammate dei prezzi che potrebbero portare le quotazioni del greggio a scavalcare la soglia dei 60-70 dollari al barile. Tuttavia avverte che alcune situazioni di incertezza, come gli scontri in Libia, le sanzioni statunitensi sul Venezuela, la riunione di fine giugno dei Paesi OPEC e non OPEC che dovrà riesaminare il patto di riduzione della produzione, potrebbero condizionare l'offerta e di conseguenza determinare l'andamento dei prezzi dell'oro nero.

Le quotazioni di greggio, dopo la performance positiva del primo trimestre di quest'anno (WTI +30%, Brent +19%), hanno premuto sull'acceleratore tanto che, durante questa prima settimana di aprile, il WTI e il Brent si sono spinti, rispettivamente, oltre la soglia dei 60 dollari e 70 dollari.

"Abbiamo registrato un quarto trimestre particolarmente negativo, quindi a questo punto c’è da capire quanto abbiamo recuperato finora", ha detto Jeff Currie numero uno sulle materie prime di Goldman Sachs nel corso di un'intervista concessa in occasione della 27° Conferenza mediorientale di metà anno su petrolio e gas che si tiene a Dubai. "In un'ottica più di largo respiro, non riteniamo che torneremo ancora a quei livelli, sopra gli 80 dollari, anche se registreremo ancora qualche rialzo".

Di riflesso, ha aggiunto Currie, "ci attendiamo rialzi a 70-75 dollari il barile" con possibili ritorni nella fascia dei 60 dollari a causa di tre fattori: la crescita degli oleodotti negli Stati Uniti, la possibile fine dei tagli alla produzione da parte dell'OPEC e l'offerta crescente dai Paesi non facenti parte del cartello (non OPEC). Si tratta di elementi "che manterranno i prezzi nella parte bassa del range".
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