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Lavoro, Istat: retribuzioni ferme a marzo

In attesa di rinnovo oltre 6 milioni di dipendenti

Economia, Macroeconomia
Lavoro, Istat: retribuzioni ferme a marzo
(Teleborsa) - Nei primi tre mesi del 2019 sono scaduti 27 contratti collettivi nazionali, sommandosi ai 14 ancora in attesa di rinnovo. La quota dei dipendenti con il contratto scaduto torna ad eccedere il 50% come non accadeva dal 2016.

Lo rileva l'Istat secondo cui sul versante delle retribuzioni si assiste a una "progressiva decelerazione" della dinamica tendenziale che, a fronte della stazionarietà nei settori dell’agricoltura e dell’industria, riflette un lieve rallentamento nella pubblica amministrazione e uno ben più marcato nei servizi privati, per i quali la variazione di marzo risulta più che dimezzata rispetto a quella di inizio anno.

Nel dettaglio, nel periodo gennaio-marzo sono stati recepiti due accordi mentre 27 sono scaduti (15 della Pubblica Amministrazione). Alla fine di marzo 2019 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica riguardano 5,9 milioni di dipendenti (47,6% del totale) e corrispondono al 47,2% del monte retributivo osservato. Complessivamente i contratti in attesa di rinnovo a fine marzo sono 41, relativi a circa 6,5 milioni di dipendenti (52,4%), in lieve diminuzione rispetto al mese precedente (53%).

L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 12,7 mesi. L’attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è di 6,6 mesi, in forte diminuzione rispetto a un anno prima (25).

A marzo l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è invariato rispetto al mese precedente e aumenta dell’1,4% nei confronti di marzo 2018. Complessivamente, nei primi tre mesi del 2019 la retribuzione oraria media è cresciuta dell’1,6% rispetto al corrispondente periodo del 2018.

Con riferimento ai principali macrosettori, a marzo le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dello 0,8% per i dipendenti del settore privato (+1,1% nell'industria e +0,4% nei servizi privati) e del 3,4% per quelli della pubblica amministrazione.

I settori che presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: attività dei vigili del fuoco (+10,3%); scuola e regioni e autonomie locali (entrambi +3,7%). Si registrano variazioni nulle nel comparto delle funzioni centrali, nelle farmacie private e nel commercio.
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