(Teleborsa) -
Le sofferenze bancarie torneranno a crescere a causa del rallentamento del PIL. Lo prevede il
Rapporto ABI-Cerved sulle sofferenze bancarie, che rivede in senso peggiorativo le precedenti stime.
A marzo 2019 il
tasso di deterioramento per le società non finanziarie è
sceso al 2,4% dal 2,6% dell'anno precedente ed il
tasso di ingresso in sofferenza al 2,5% dal 2,8% precedente, ma le nuove previsioni indicano che
quest'anno i flussi in sofferenza si stabilizzeranno al 2,5%, dopo il miglioramento registrato lo scorso anno, per poi crescere lievemente nel 2020 al 2,6% e migliorare nuovamente
nel 2021 al 2,4%. Livelli che sono ancora molto
lontani di quelli pre-crisi (all'1,7% nel 2008).
Nell'ultimo anno si era assistito ad una progressiva riduzione dello
stock di sofferenze, scese a fine marzo del 39% (circa 21 miliardi di euro in meno) rispetto ad un anno prima, per effetto della
cessione di crediti deteriorati (NPL) da parte delle banche ed anche a
minori flussi di nuovi crediti in sofferenza. Un trend destinato quindi a stabilizzarsi sugli attuali valori a causa del rallentamento dell'economia italiana.
Al termine del periodo di previsione, risulteranno più vicine alle percentuali del 2008 le imprese industriali (2% contro l'1,8% del 2008) e soprattutto le imprese del
Nord-Est (1,8% contro 1,4%). La distanza con il 2008 continuerà ad essere invece significativa per le
microimprese (2,6% contro 1,8%), per il settore delle
costruzioni (3,2% contro 1,8%) e nel Sud e Isole (3,3% contro 2,2%).