(Teleborsa) - Si tratta del più grande taglio di posti di lavoro dal 2015. Quest'anno, secondo i dati diffusi da Bloomberg, a livello globale
oltre 50 gruppi bancari hanno annunciato licenziamenti per un
totale di 77.780 posti di lavoro persi. Numeri che si avvicinano drammaticamente ai 91.448 tagli di 5 anni fa.
Una situazione che si mostra particolarmente critica in
Europa interessata complessivamente dall'82% dei licenziamenti a causa dell'impatto sulla redditività di tassi di interesse negativi e delle sofferenze dell'economia.
In totale, con i tagli del 2019,
il numero dei licenziamenti degli ultimi sei anni supera quota 425mila. Tuttavia – fa sapere Bloomberg – la cifra è, in realtà, ancora più alta dal momento che diverse banche procedono ai licenziamenti senza divulgare i loro piani. Recentemente uno dei tagli più drastici è stato quello operato da
Morgan Stanley, che nelle prime settimane di dicembre ha licenziato 1.500 lavoratori, ovvero – come ha riferito il
Ceo James Gorman – il 2% dei suoi oltre 60mila dipendenti mondiali.
Se negli
Stati Uniti i programmi governativi e l'aumento dei tassi aiutano gli istituti di credito a riprendersi velocemente dalle crisi finanziare, le banche europee stanno lottando per riprendere il passo.
Secondo i
calcoli effettuati da Bloomberg sulla base dei documenti depositati dalle banche presso le authority di supervisione,
in Europa sono stati persi 63.611 posti di lavoro; 7.669 in Nordamerica; 3.500 in America Latina; 2.487 in Medio Oriente e Africa e 513 nella regione Asia-Pacifico. Ai vertici della classifica europea vi sono le banche tedesche e italiane.
Deutsche Bank ha annunciato l'eliminazione di 18mila impieghi entro il 2022 mentre
UniCredit ha annunciato il licenziamento di ottomila dipendenti entro il 2023 (il 9% della sua forza lavoro) e la chiusura di 500 filiali. Seguono poi, con riduzioni comprese tra tremila e cinquemila posti, Santander, Commerzbank, Hsbc e Barclays.