(Teleborsa) -
Banche centrali pronte a tutto per sostenere l'economia ed evitare un crack, che rischia di replicare la
pesante recessione del 2008: la
Fed è già intervenuta e con una iniezione di liquidità annunciata ieri a mercati aperti; La bank og England ha seguito l'esempio; la
Bank of Japan ha assicurato ogni azione che si renda indispensabile; la
BCE annuncerà oggi la sua decisione dopo aver già promesso un sostegno significativo.
La
Fed ieri sera, 11 marzo 2020, è intervenuta a mercati aperti ed ha
incrementato la liquidità a disposizione del sistema bancario, alzando il tetto delle aste repo (pronti contro termine)
a 175 miliardi di dollari rispetto al precedente di 150 miliardi precedente. Una settimana fa con un
taglio a sorpresa dei tassi ed un altro potrebbe annunciarlo nella r
iunione del 17-18 marzo.
La
Bank of England ieri
ha tagliato i tassi di 50 punti base, portandoli allo 0,25%, ed ha approntato misure straordinarie per sostenere i finanziamenti alle PMI. Anche questa una decisione a sorpresa nel timing, dato che non era in calendario una riunione del Board, ma largamente attesa da giorni.
La
Bank of Japan è pronta a
fare tutto il possibile per sostenere l'economia. Lo ha detto stamattina il Governatore
Haruiko Kuroda in seguito al consueto
incontro con il
Premier Shinzo Abe per valutare la situazione dell'economia e dei mercati, che
precede di una settimana il meeting di politica monetaria. "Adotteremo le misure opportune, se necessario, in modo tempestivo, monitorando attentamente gli sviluppi", ha affermato il numero uno della BoJ, spiegando che la banca centrale recentemente ha
più volte immesso liquidità con l'acquisto di attività finanziarie, in risposta alle
"fluttuazioni selvagge" dei mercati.
Ed ora o sguardo volge alla
BCE, che oggi, 13 marzo 2020,
annuncerà le sue decisioni. Un meeting preceduto da un
lungo silenzio, rotto solo da qualche isolato commento della
Presidente Christine Lagarde, che ancora una volta ieri ha esortato le autorità monetaria ad
"agire in fretta" per
evitare "uno scenario come quello della
grande crisi finanziaria del 2008". Certamente, l'Eurotower ha un margine di manovra limitato sui tassi, ma potrebbe agire con le misure "non convenzionali".
Cosa attendono gli esperti?Secondo
Mirabaud AM è probabile l'annuncio di
misure mirate in risposta alla crisi. Gero Jung, Chief Economist di Mirabaud AM, ritiene
"improbabile" un ulteriore taglio dei tassi sui depositi di 10 punti base a -0,6%, perché una simile mossa non produrrebbe "
alcun effetto significativo, in quanto rivolta alle riserve delle banche". "A nostro avviso - sottolinea - è più probabile che le autorità monetarie europee annuncino misure mirate, come ad esempio un
programma di prestiti bancari - a condizioni molto favorevoli - per le
piccole e medie imprese". Un programma del tipo
TLTRO dedicato specificatamente alle
PMI.
Dello stesso parere
Legg Mason, che attende il lancio di un p
acchetto di misure ampio che comprende il taglio dei
tassi di interesse, sforzi a
sostegno della liquidità e un incremento dell’
acquisto di asset. L'analista
Andreas Billmeier, Sovereign Research Analyst di Western Asset, affiliata Legg Mason, in vista di un crollo dell’inflazione nominale a zero, la BCE prevede che le aspettative collasseranno e potrebbe cercare di combattere ciò per
20, 30 o addirittura 40 miliardi con un mix di misure.
IG Italia fa notare che il
"silenzio" e "l'immobilismo" di queste due settimane" della BCE, che ha alimentato dubbi degli investitori sulla reale volontà dell’intero Governing . Secondo il senior strategist
Filippo Diodovich, il primo
obiettivo della BCE sarà quello di "
evitare un congelamento del mercato del credito", anche con la "promozione di misure rivolte proprio a mantenere una liquidità elevata a disposizione delle imprese in difficoltà". "Non ci aspettiamo una riduzione del tasso sui depositi per l’impatto molto limitato che avrebbe sull’economia europea", afferma l'analista, ipotizzando due altre misure più probabili:
nuove aste TLTRO per le banche europee rivolte alle imprese ed un
aumento del piano di Quantitative Easing da 20 a 50 miliari di euro, rivolto soprattutto ai corporate bond.