(Teleborsa) - E
' successo anche per l'Opec Plus, che alla fine ha deciso di dare una
risposta "forte" al mercato petrolifero, coordinando gli interventi di
Paesi membri e non, con l'biettivo di stabilizzare le quotazioni. Il vertice di ieri si è chiuso quindi con l'auspicato
taglio della produzione di 10 milioni di barili al giorno, valido sin
da ora e per i mesi di
maggio e giugno.
In seguito, la riduzione dell'offerta sarà limitata a
6 milioni di barili, ma questa stretta sarà
in vigore sino all'aprile 2022, un tempo molto lungo ed adeguato a superare l'attuale stato di crisi dell'economia globale.
Il petrolio aveva perso molto nell'ultimo periodo, circa un terzo del suo valore, sia per la
crisi economica scatenata dalla
pandemia di coronavirus , sia per i c
ontrasti fra Paesi produttori, interni all'Opec e fra i membri "esterni" al cartello.
Anche
questo vertice aveva rischiato di fare un
buco nell'acqua o di chiudersi con un
accordo al ribasso (6-8 milioni di barili), a causa della diversa visione di Russia, Arabia e Stati Uniti, ma erano circolate anche
voci di un taglio fin a 20 milioni di barili. Poi il
preaccordo in serata e la decisione finale che sembra accontentare tutti.
A bloccare l'accordo fino all'ultimo era stato il Messico, non concorde sulla quota assegnata, mentre l'Arabia ridurrà l'output di 3,3 milioni e la Russia di 2 milioni.
E' normale dunque che il
petrolio abbia reagito con
una grande volatilità: le quotazioni del
Light crude si sono spinte sino a 28,36 dollari, per poi chiudere in calo a
23,19 dollari nell'ultima giornata di trattazione dopo le festività, mentre il
Brent, si è mosso fra alti e bassi e scivola oggi a
31,48 dollari (-4,14%).