(Teleborsa) - In Italia, nel
2018, la
popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è pari al
27,3% (circa
16 milioni e 400 mila individui), in diminuzione rispetto all'anno precedente (28,9%). Il livello italiano - si legge - rimane comunque superiore a quello europeo (
21,7% nel
2018 dal
22,4% del 2017). Questa la fotografia scattata dall
'Istat nel
Rapporto sui
Sustainable Development Goals (SDGS) 2020.
Nel
2019 si confermano i
progressi nella riduzione della povertà nel nostro
Paese dove l'incidenza di povertà assoluta riguarda il 6
,5% delle famiglie e il 7,8% degli individui (7,8% e 8,4% nel 2018).Con riferimento al 2018, l
'1,5% delle famiglie italiane presenta segnali di i
nsicurezza alimentare, cioè dichiara di non aver avuto, in alcuni periodi dell'ultimo anno, denaro sufficiente per comprare cibo e di non potersi permettere un pasto proteico almeno due volte a settimana. La percentuale è costantemente in calo dal 2013, quando era pari al 4,6%, segnala il Rapporto sottolineando che otre il
30% dei bambini da 3 a 5 anni è in sovrappeso, una condizione che rappresenta un
"importante fattore di rischio per la salute".Dopo la
ripresa del periodo
2015-2017, gli ultimi due anni evidenziano un
rallentamento della crescita del PIL pro capite, più accentuato nel
2019 (+0,4%)Ancora: nel nostro Paese, nel periodo
2004-2017, la crescita dei redditi della popolazione a relativamente basso reddito ha subito un
deciso peggioramento. In particolare nel
2017 i redditi di tutta la popolazione sono aumentati in misura maggiore dei redditi delle persone più povere (rispettivamente +1,6% e +0,2%). Segnala ancora il Rapporto che nel nostro Paese la percentuale di
reddito disponibile per il 40% della popolazione più povero (19,3%)
è inferiore alla media europea (20,9%, dati 2016).
Positivi i progressi registrati dall'Italia verso uno sviluppo sostenibile, con il Sud che, purtroppo, resta ancora indietro.
Poi una cattiva notizia: il nostro
Paese mostra la percentuale più elevata di
Neet (22,2%), ossia di giovani che non studiano e noon lavorano, tra i
Paesi UE 28, in calo comunque rispetto al 2018 (-1,2 punti percentuali).
Infine, uno sguardo all'attualità con il
lockdown delle attività produttive che, osserva il Rapporto,
"ha portato effetti positivi sul clima e un calo dell'inquinamento".