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Autostrade chiede un segnale al Governo: "Intesa per far ripartire il Paese"

Per ogni miliardo impegnato dall'azienda, ricadute positive per 2,5 miliardi e 25mila nuovi posti di lavoro

Finanza, Trasporti
Autostrade chiede un segnale al Governo: "Intesa per far ripartire il Paese"
(Teleborsa) - La crisi da Covid-19 tiene sospese le trattative fra Autostrade per l'Italia e Governo per raggiungere un accordo sulla concessione. Intanto la società è pronta a impegnarsi per un importante Piano di investimenti sulle infrastrutture del Paese. Con l'avvio della Fase 2 dopo la chiusura per l'emergenza, occorre dare un'accelerazione all'accordo, che consentirà di rilanciare la crescita dell'Italia.

E' quanto si legge in un'intervista che l'Amministratore delegato di ASPI, ha rilasciato a "Il Sole 24 Ore", nella quale Roberto Tomasi spiega che "ora l'obiettivo è la ripartenza" auspicando che il Governo tenga conto del fatto che "ogni miliardo impegnato da Autostrade genera ricadute positive per 2,5 miliardi, pari a 25 mila nuovi posti di lavoro". C'è un effetto moltiplicatore di 2,5 volte sul PIL. "Possiamo rappresentare un volano fondamentale per l'economia e questi sono numeri certi, frutto di un'analisi precisa", sottolinea.

"Un accordo per essere raggiunto ha bisogno di una controparte" spiega l'Ad, ricordando che "la nostra proposta è stata presentata il 5 marzo scorso a valle di un confronto avuto con l'esecutivo", pur rendendosi naturalmente conto che il Governo abbia dovuto dare priorità all'emergenza Covid.

Il numero uno della concessionaria autostradale ribadisce l'intenzione del Gruppo di "procedere con i 2,9 miliardi di impegni inseriti nella proposta", ma c'è un "quadro che presenta diverse criticità", in particolare il downgrade del rating provocato dal Milleproroghe, che rende difficile l'accesso al credito e costringe l'azienda a chiedere la garanzia dello Stato su nuove linee. "Difficile immaginare che qualcuno possa concederci credito in questa fase: il nostro indebitamento per realizzare gli investimenti dovrà salire fino a 13 miliardi", spiega Tomasi, affermando "abbiamo dovuto attivare con la capogruppo Atlantia una linea da 900 milioni" per stipendi ed investimenti. C'è poi la possibilità di fare ricorso alla garanzia dello Stato prevista dal Dl Liquidità. "Nostro malgrado, non c'è altra via", afferma.

Sul tema della liquidità anche Il Messaggero, che cita le preoccupazioni degli analisti per le due scadenze di giugno 2020 e febbraio 2021, quando si dovranno rimborsare rispettivamente 400 milioni e 900 milioni di prestiti. Secondo indiscrezioni del giornale, tra analisti e fondi di investimento ci sarebbe la preoccupazione relativa a un possibile disegno per far perdere di valore alla società favorendo una nazionalizzazione a poco prezzo. Su questo rischio alcuni investitori esteri starebbero coinvolgendo studi legali.
Per questo motivo ASPI starebbe studiando di ricorrere alla garanzia statale e, nello stesso tempo, sarebbe in pressing su Cdp per utilizzare una linea da 1,3 miliardi stipulata nel 2017. Parlando delle fonti di finanziamento, sul Sole24Ore Tomasi spiega che "si lavora ad una linea da 1,2 miliardi per stipendi e investimenti" ed auspicando un colloquio costruttivo con Cdp.

Citando qualche numero della proposta sul tavolo, il manager delinea che "ci sono 1,5 miliardi di investimenti e 700 milioni di interventi di manutenzione in più rispetto a quanto già concordato, oltre a 700 milioni in larga parte già liquidati al commissario Bucci per il nuovo viadotto sul Polcevera. E sul Piano di Investimenti sono 14,5 i miliardi previsti al 2038 a cui si aggiungono 7 miliardi in manutenzione". "La tragedia del Ponte Morandi - dice Tomasi - ha imposto una radicale e doverosa modifica della prospettiva. Abbiamo rivisto tutto in modo molto critico, abbiamo realizzato una profonda analisi di tutte le nostre 4.500 opere principali nell'ottica di un'estensione della loro durata".

Sul fronte della burocrazia, l'Ad spiega a Il Sole 24 Ore che i tempi sono "troppo lunghi" - per l'aggiudicazione di una gara in Francia e Spagna si parla di tre o sei mesi, in Italia si arriva a 12-15 mesi - e c'è bisogno di rivedere il Codice degli Appalti.

Oggi ASPI è un'azienda radicalmente mutata rispetto al passato - spiega il manager - non solo a livello manageriale, ma anche a livello di processi, procedure, uomini. "Abbiamo ripensato tutto, uomini, meccanismi di crescita dei giovani talenti, procedure interne, sistemi di monitoraggio. Abbiamo rotto una serie di schemi avviando peraltro una vera e propria rivoluzione digitale, nata anche dalla presa di coscienza di quanto sia strategica perno ila gestione delle informazioni", ha spiegato Tomasi, aggiungendo "abbiamo rimesso al centro il concetto di sostenibilità".

Le prospettive? "L'emergenza Coronavirus ci preoccupa", ha detto l'Ad, spiegando che per l'anno in corso si stimano minori ricavi per 1 miliardo quest'anno e si prevedono impatti anche sul 2021, quando si ipotizza ancora un rosso di 300 milioni.

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