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Corte dei conti: "Scenario critico in Italia per emergenza Covid"

"Gravi effetti economici e sociali" della pandemia; "urgenti" le misure a sostegno dell'economia

Economia
Corte dei conti: "Scenario critico in Italia per emergenza Covid"
(Teleborsa) - Con l'emergenza coronavirus per l'Italia si è creato uno "scenario piuttosto critico" segnato da "gravi effetti economici e sociali". Lo ha affermato il presidente della Corte dei conti, Angelo Buscema, aprendo la cerimonia di parificazione del rendiconto dello Stato.

"Un quadro, questo - ha sottolineato Buscema - di difficoltà strutturali e fragilità che va tenuto ben presente nell'impostazione di concreti percorsi per la ripresa economica e sociale del nostro paese".

Da qui la necessità che le misure anticrisi siano rapide e adeguate, semplificando le procedure burocratiche che creano "rallentamenti" e "minore incisività" dei provvedimenti, soprattutto per le "urgenti" misure a sostegno dell'economia, avviando subito un "solido sviluppo" delle infrastrutture.

Il presidente di coordinamento delle sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti, Ermanno Granelli, ha poi evidenziato che la PA continua a pagare in ritardo, impiegando mediamente 49 giorni, il tempo medio di ritardo è aumentato, passando da 9 a 11 giorni e i ritardi si accumulano per le fatture di importo meno elevato, portando a una riduzione complessiva della capacità di pagamento di circa due punti (al 56,8% del 2019).

"Tra le cause - ha aggiunto Granelli - attenuato il peso derivante dalla scarsità di risorse pubbliche per i tagli alla spesa, restano le criticità sia di tipo procedurale che di natura contabile, molte delle quali richiederebbero la reingegnerizzazione di alcuni processi e interventi normativi".

Per i conti pubblici "l'esercizio 2019 ha lasciato un segno positivo alla gestione del 2020, di cui ci si dovrà giovare nella difficile fase di rilancio", ha poi aggiunto Granelli.

La crisi del coronavirus, ha spiegato il presidente, è "una sfida impegnativa che riguarda il quadro economico e quello della finanza pubblica ma che, per quest'ultima, non può non considerare i segnali positivi ereditati dall'esercizio appena concluso: un indebitamento netto ben 6 decimi di punto inferiore alle attese, che aveva portato a rivedere, prima della pandemia, il disavanzo tendenziale per il 2020, all'1,8% (contro il 2,2% previsto in precedenza)".

Un miglioramento "che si trae anche guardando il Conto dello Stato, che consente di rilevare come la gestione del bilancio statale sia stata caratterizzata nel 2019 da andamenti molto positivi: l'indebitamento netto, pari a circa 30 miliardi, si è ridotto nell'anno in misura significativa (di oltre 13 miliardi rispetto al 2018) e assai di più di quanto previsto nei documenti programmatici. Ciò a fronte di un andamento sia delle entrate che delle spese che segna una virtuosa inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti".

Le entrate, nel complesso, "sono cresciute del 2,8% (+0,17% nel 2018), ma con una forte accelerazione, in particolare, delle imposte dirette su cui ha inciso l'obbligatorietà della fatturazione elettronica e l'avvio dell'applicazione degli indicatori di affidabilità in sostituzione degli studi di settore".

"Sul fronte della spesa - ha aggiunto Granelli - il livello delle uscite totali è rimasto stabile sui valori del 2018, ma con un 'cambio di rotta' nella composizione interna: una netta decelerazione delle spese correnti al netto degli interessi, con un aumento rispetto al 2018 limitato allo 0,8% (a fronte dell'1,7% del 2018) e un'inversione di tendenza per le spese in conto capitale, ma soprattutto per gli investimenti fissi lordi, che finalmente segnano un tasso di crescita positivo (+12,6% contro il -3,7% del 2018)".

L'espansione significativa del debito pubblico è necessaria per affrontare la crisi del coronavirus, ma poi, evidenzia Granelli sarà indispensabile una fase di "lento ma continuo rientro".

Per il procuratore generale della Corte dei conti, Fausta Di Grazia, è infine "non più rinviabile" un intervento fiscale per ridurre le tasse ai lavoratori, ai pensionati e alle imprese. L'alleggerimento della fiscalità, ha sottolineato Di Grazia, "potrebbe evitare, soprattutto in un momento di crisi globale, la costante erosione del potere d'acquisto delle famiglie e un'ulteriore contrazione del mercato interno, che non favorisce il gettito erariale".

L'Italia non è la "cicala" imprudente della favola di Esopo, come molti credono in Europa. "La prova - ha spiegato il procuratore - è nei numeri dell'avanzo primario, ovvero la differenza tra le entrate e le uscite pubbliche misurato come percentuale sul Pil, con l'esclusione della spesa per gli interessi sul debito che dipende piuttosto da fattori esterni e resta il problema cruciale del nostro sistema economico".

"Sotto il profilo dell'analisi contabile - ha aggiunto Di Grazia - va posto in evidenza come la gestione del bilancio statale sia stata caratterizzata, nel 2019, da andamenti positivi sul fronte delle entrate e delle spese, soprattutto in tema di composizione di quest'ultime, segnando una virtuosa inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti".

Rimane però da risolvere "in senso positivo" il problema dell'evasione fiscale, "con conseguente mancato recupero di quanto dovuto e senza effetti benefici sulla produzione di ricchezza e sull'incremento dei consumi".
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