(Teleborsa) - L'Istat ha confermato oggi il
crollo del PIL italiano nel 2° trimestre, che sconta in pieno gli effetti della pandemia di
coronavirus e le misure restrittive predisposte dal Governo, con il fermo totale dell'attività (
lockdown).
I dati definitivi indicano una
diminuzione del PIL del 12,8% su trimestre, che si confronta con il -12,4% della stima preliminare, e
del 17,7% su anno, più accentuata del -17,3% preliminare. una diminuzione - spiega l'Istat - di "portata eccezionale" che rappresenta la
più forte contrazione di sempre dal 1995 ad oggi. La
variazione acquisita per il 2020 è pari a -14,7%.
Il secondo trimestre - precisa l'Istituto di statistica - ha avuto una giornata lavorativa in meno sia rispetto al trimestre precedente sia nei confronti del secondo trimestre del 2019.
Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con
cali dell’8,7% per i consumi finali nazionali e
del 14,9% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 20,5% e del 26,4%.
La
domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per -
9,5 punti percentuali alla contrazione del PIL, con
-6,7 punti dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, -
2,6 punti degli investimenti fissi lordi e -0,2 punti della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). Anche la variazione delle scorte e la
domanda estera netta hanno contribuito negativamente alla variazione del PIL, rispettivamente per -0,9 e
-2,4 punti percentuali.
Si registrano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi:
agricoltura (-3,7%), industria (-20,2%) e servizi (-11%).
La contrazione dell’attività produttiva - sottolinea L'Istat - si è accompagnata a una
marcata riduzione dell’input di lavoro in termini di ULA e ore lavorate, mentre le posizioni lavorative hanno subito un calo meno marcato.