(Teleborsa) -
Entra nel vivo il confronto sul dopo
Quota 100: Governo e parti sociali si sono dati appuntamento venerdì
25 settembre per gettare le basi del nuovo
assetto previdenziale, destinato ad entrare in vigore il 1° gennaio 2022, quando cioè calerà il sipario sulla sperimentazione triennale dei pensionamenti anticipati disegnata durante la precedente esperienza di governo gialloverde, con
Matteo Salvini che è considerato il
papà della
riforma. Tante le
opzioni al vaglio, tra le quali quella della
"doppia flessibilità in uscita". Che, come scrive il
Sole24Ore, "prevede anzitutto la possibilità di consentire ad una prima fetta di categorie di lavoratori, a cominciare da quelli che svolgono attività
gravose o usuranti, di andare in pensione già a 62 (o 63) anni con un’anzianità contributiva di 36 (o 37) anni senza eccessive penalizzazioni e con la possibilità di sfruttare il canale alternativo dell’Ape sociale in versione potenziata e strutturale.
Per gli altri lavoratori la soglia minima di uscita, salirebbe a
64 anni d’età ( comunque a non meno di 63 anni) e almeno 37 (o 38) anni di contribuzione e con penalità legate al metodo di calcolo contributivo di una certa consistenza per ogni anno d’anticipo rispetto al limite di vecchiaia dei
67 anni".
Tanti ancora i
nodi da sciogliere, da inserire in un quadro generale ben più ampio in cui si inseriscono l' imminente
Legge di bilancio e la stesura del
Recovery plan italiano.