(Teleborsa) - Il temuto
No Deal è stato scongiurato in extremis, ma l’accordo tra
Londra e Bruxelles raggiunto allo scadere del tempo massimo dal Governo di
Boris Johnson non ha evitato le
conseguenze della
Brexit –
temporanee o meno che siano. Quintali di frutti di mare bloccati alla dogana francese,
panini al prosciutto confiscati ai camionisti in transito in Olanda - in scia al fatto che alcuni prodotti freschi non possono più circolare liberamente dal Regno all’Unione, soprattutto quelli di origine animale o derivati del latte -
tariffe extra sulle banane provenienti dal Ghana e qualche
buco negli scaffali della
grande distruzione britannica, Irlanda del Nord in primis. Restano per il momento scongiurati gli ingorghi stradali in prossimità della Manica, ma giorno dopo giorno le conseguenze del divorzio affiorano sempre più evidenti nel
Regno Unito. A cominciare dai
ritardi che sta registrando un numero crescente di supermercati del Regno per la fornitura di alcuni alimenti d'importazione europea: secondo il Daily Mail, iniziano per esempio a scarseggiare frutta e verdura fresca. Difficoltà analoghe a quelle incontrate sulla trincea
opposta dai commercianti nordirlandesi, con i prodotti provenienti dalla
Gran Bretagna.
Intanto, con i suoi oltre 50mila contagi giornalieri, che si registrano ormai da giorni, e il record di vittime, il
Regno Unito è sempre di più in ginocchio a causa della pandemia di Coronavirus. Dalla scoperta della nuova
variante inglese a Londra e nel Kent poco prima di Natale, la situazione è precipitata in fretta, nonostante la maggior parte del Paese sia in lockdown ormai da diverse settimane. Tuttavia, è l'allarme degli esperti, "
il peggio deve ancora venire".