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Banche, impatto guerra assorbito ma preoccupa patrimonializzazione

E' quanto emerge da un rapporto dell'’Ufficio studi di First Cisl sui bilanci del primo trimestre del 2022 delle cinque maggiori banche italiane

Finanza
Banche, impatto guerra assorbito ma preoccupa patrimonializzazione
(Teleborsa) - La parola esatta è resilienza, cioè capacità di reggere ad eventuali choc esterni, perché le banche italiane hanno dimostrato di reggere bene l’urto della guerra, a dispetto delle svalutazioni e delle rettifiche su crediti effettuate dai due maggiori Istituti del Paese. Preoccupa di più la rapida risalita dello spread sui titoli di Stato per l’impatto che sta avendo sul patrimonio. E’ quanto emerge dall’analisi condotta dall’Ufficio studi di First Cisl sui bilanci del primo trimestre del 2022 delle cinque maggiori banche italiane: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps, Bper.

Le rettifiche sui crediti sono aumentate dell’82,6% con un impatto sull'utile netto che è sceso del 47%, ma escludendo le svalutazioni delle attività russe di Unicredit e Intesa, il trend sarebbe addirittura opposto e l’utile netto vedrebbe un incremento del 5,6% rispetto al primo trimestre del 2021.

Si indebolisce invece la situazione patrimoniale, con un CET1 ratio sceso di quasi un punto percentuale rispetto al dato di fine anno per l’effetto combinato di una serie di fattori, tra cui la rischiosità delle attività verso la Russia e l'aumento dei rendimenti sui titoli di stato e dello Spread.

Prosegue l’incremento dei ricavi core: gli interessi netti aumentano del 3,1% e le commissioni nette del 2,9%. Dinamiche che, associate alla ulteriore riduzione del numero degli addetti (-3,9%) e delle filiali (-11,4%), portano ad un aumento del margine primario per dipendente del 7,2%. 2%. Per la prima volta il cost/income scende sotto al 50% L’aumento dei ricavi e la riduzione dei costi operativi sono alla base della crescita del risultato di gestione (+6,3%) e del suo valore per dipendente (+10,7%). Meglio sarebbe - sottolinea la First Cisl - premiare la produttività con salari più alti, piuttosto che comprimere il cost/income e chiduere altre filiali.

Dal report emerge anche che la guerra non ha indotto le banche a modificare la loro politica di distribuzione di dividendi e acquisto di azioni proprie, anche se la risalita dello Spread ed il suo impatto sul patrimonio dovrebbero consigliare più prudenza.
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