(Teleborsa) - Crescono, in scia all'invasione russa in Ucraina,
i rischi di stagflazione per i paesi Paesi dell'Unione europea, sebbene l'esposizione nella regione sia diversa per ciascuna nazione. E' quanto sottolinea un rapporto di
Moody's Investors Service pubblicato oggi.
"Il conflitto ha esacerbato i problemi sottostanti della domanda e dell'offerta e ha spinto l'inflazione a livelli che non si vedevano nell'Ue dalla meta' degli anni '80", ha detto
Heiko Peters, VP-Senior Analyst di Moody's. "
Un arresto delle forniture di gas naturale russo probabilmente intensificherebbe queste pressioni. I sondaggi della Commissione europea suggeriscono che un'ulteriore accelerazione dell'inflazione è probabile nel breve termine", ha ricordato l'analista. Moody's attualmente prevede una crescita del pil della UE del 2,5% nel 2022 e dell'1,3% nel 2023 e una decelerazione dell'inflazione dei prezzi al consumo al 4,4% nel 2023 dal 6,8% nel 2022. L'agenzia di rating prevede "una crescita contenuta e un'inflazione superiore alla media nei prossimi due o tre anni,
con rischi al ribasso nel contesto del conflitto militare in Ucraina e del suo impatto sull'economia".
Secondo l'agenzia di rating, "l'Europa meridionale è più esposta a uno scenario di stagflazione. I paesi che hanno le maggiori probabilità di vedere aumenti transitori dei prezzi diventino permanenti e le piu' basse capacità di risposte politiche sono
Malta, Cipro, Portogallo, Slovenia e Croazia. Sebbene l'Italia, la Francia e la Spagna siano meno vulnerabili all'aumento dell'inflazione, i già elevati livelli di indebitamento e l'elevata esposizione aumentano i rischi per i prossimi mesi. Mentre Grecia e Romania sembrano essere le meno esposte a uno scenario di inflazione radicata, le loro
capacità politiche di combattere un ciclo stagflazionistico sono tra le più deboli dell'Ue", rileva il rapporto.