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Eurozona, indici PMI: a dicembre rallenta contrazione con spinta servizi

Economia, Macroeconomia
Eurozona, indici PMI: a dicembre rallenta contrazione con spinta servizi
(Teleborsa) - A fine 2022, nonostante i segnali di un rallentamento del declino, visto il calo solo marginale dell'attività del settore privato e al tasso più debole da luglio, l'economia dell'eurozona è rimasta ancorata in zona contrazione. Ad alleviare le pressioni sull'economia della regione è stato anche il nuovo e forte indebolimento dell'inflazione che ha rallentato il calo degli ordini e favorito un ulteriore rialzo della fiducia, secondo gli indici S&P Global PMI.

A dicembre 2022 l'indice PMI dei servizi dell'eurozona è salito a 49,8 punti dai 48,5 punti di novembre, e risulta superiore ai 49,1 punti del consensus. L'indice composito, che incorpora anche il dato del manifatturiero, ha registrato un valore inferiore a 50 punti, posizionandosi per il sesto mese consecutivo in zona contrazione e registrando un forte declino dell'attività economica. Gli ultimi dati d'indagine, in rialzo a 49,3 punti rispetto a 47,8 di novembre, hanno però indicato il calo più lento da luglio scorso, mese in cui l'attività ha iniziato a contrarsi. Salgono quindi a due i mesi consecutivi in cui il ritmo di declino segnala un rallentamento.

L'Italia vede il PMI dei servizi aumentare a 49,9 punti dai 49,5 precedenti, centrando le attese (49,5 punti), e quello composito migliorare a 49,6 da 48,9. La Francia registra un incremento del PMI servizi a 49,5 da 49,3, in linea con il consensus, e del composito a 49,1 da 48,7 (consensus 48). La Germania vede aumentare il PMI servizi a 49,2 da 46,1, meglio del consensus (49), mentre il composito si rafforza a 49 da 46,3 (atteso 48,9). Infine, la Spagna segnala un PMI servizi in miglioramento a 51,6 da 51,2 e fa meglio delle attese (50,8 punti).

"L'economia dell'eurozona ha continuato a deteriorarsi a dicembre, ma la spinta di contrazione si è moderata per il secondo mese consecutivo, quasi ad indicare un declino dell'economia più lieve di quanto inizialmente previsto - ha commentato Joe Hayes, Senior Economist presso S&P Global Market Intelligence - All'interno dell'eurozona, anche le varie nazioni hanno registrato declini minori, soprattutto la Germania, il cui andamento economico di questa seconda metà dell'anno ha costituito il freno principale dell’intera eurozona".

"Sono comunque minimi i segnali raccolti nei dati di quest'indagine che possono suggerire un veloce ritorno dell'eurozona ad una crescita stabile e significativa - ha aggiunto - Le condizioni della domanda sono rimaste fragili con i clienti che hanno fatto marcia indietro, mentre l'ottimismo resta impantanato tra i timori di recessione, l'incertezza dei costi energetici, l'alta e persistente inflazione e l'irrigidimento delle condizioni finanziarie".
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