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Consiglio UE: Meloni pronta a dare battaglia su migranti, transizione green e patto di Stabilità

I temi più divisivi al centro del vertice europeo che si apre oggi a Bruxelles

Economia
Consiglio UE: Meloni pronta a dare battaglia su migranti, transizione green e patto di Stabilità
(Teleborsa) - Immigrazione, Patto di stabilità e transizione green. Questi i temi al centro del Consiglio europeo che prende il via oggi a Bruxelles alle 11.30 con una sessione speciale, alla presenza del segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. A seguire inizieranno i lavori introdotti dal consueto saluto della presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, al Consiglio Europeo. All'inizio della riunione, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy sarà collegato in videoconferenza. Venerdì 24 mattina si terrà l'Eurosummit, che ha in agenda la situazione economica europea. I temi in agenda sono Ucraina, Competitività, Mercato Unico ed Economia, Energia e ci sarà una informativa della presidenza svedese e della Commissione Europea sul progresso nell'attuazione delle Conclusioni del Consiglio Europeo del 9 febbraio sulla migrazione. Sull'Ucraina i 27 leader riaffermeranno la condanna della guerra di aggressione russa all'Ucraina, inclusi i recenti attacchi missilistici, e il pieno sostegno europeo a Kiev a 360 gradi.

Ieri nel corso del dibattito della Camera in vista del vertice Ue, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è scontrata con le opposizioni, su gran parte degli argomenti del prossimo consiglio europeo. Tematiche divisive sulle quali la premier darà battaglia. Prima fra tutte la questione migranti. Nella lettera di invito ai leader, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha scritto che ci sarà un "breve aggiornamento" (short debrief) da parte della Commissione sul tema migranti. La presidente del Consiglio italiana non è, tuttavia, intenzionata ad accendere i fari sul tema. "Dal 2013 al 2023 secondo i dati Unhcr – ha ricordato Meloni ieri alla Camera – nel Mediterraneo sono morte complessivamente 25.692 persone: sappiamo che il rischio che qualcosa vada storto è insito nelle partenze in sé e infatti è accaduto con tutti i governi. Sono andata a guardare quale era la percentuale di quanti non si è riusciti a salvare rispetto alle partenze e i dati di questo governo sono i più bassi. Noi siamo quelli che in rapporto agli sbarchi sono riusciti potenzialmente a salvare più persone". Il Consiglio Europeo straordinario del 9 febbraio aveva delineato un primo cambio di approccio sul piano europeo riguardo alla migrazione. Per l'Italia è fondamentale un "preciso impegno a dare rapida attuazione" alle soluzioni europee individuate nelle Conclusioni del Consiglio Europeo di febbraio. L'obiettivo è "prevenire le partenze irregolari, arginare il traffico di esseri umani, dedicare adeguate risorse finanziarie, collaborare con i principali Paesi di origine e transito dei migranti, aumentare i rimpatri, incentivare la migrazione legale e i corridoi umanitari". I presidenti von der Leyen e Michel, si fa notare, nelle loro lettere in risposta a quella della presidente del Consiglio dopo la tragedia di Cutro, hanno confermato la "sintonia" con l'approccio italiano volto ad un cambio di prospettiva (superando Dublino e la dicotomia tra movimenti primari e movimenti secondari) e a non dare tregua alle organizzazioni criminali che trafficano esseri umani. Parimenti importante è la gestione delle frontiere esterne, rispetto alle quali sono state riconosciute dall'Europa la specificità di quelle marittime e l'esigenza di un maggior coordinamento sui salvataggi. In particolare l'attenzione dell'Italia è rivolta alla frontiera meridionale marittima dell'Europa (Tunisia e Libia), dove si registrano oltre 20mila sbarchi dall'inizio dell'anno, oltre 3 volte di più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nella direzione di una gestione europea della migrazione, va anche la lettera della presidente von der Leyen del 20 marzo scorso, indirizzata ai Leader UE. Una missiva che "riconosce l'urgenza di una risposta europea" e che "richiama numerose priorità del governo italiano". Per l'Italia, infatti, un nuovo approccio europeo non può prescindere da un necessario "bilanciamento complessivo tra solidarietà ed equa ripartizione" della responsabilità tra Stati membri.

Sull'energia e la transizione verde, Roma ha una posizione critica rispetto alle proposte di Bruxelles, in particolare su temi come lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel dal 2035 e sulla direttiva sulle case green. L'Italia condivide gli obiettivi della transizione ma il percorso verso un'economia verde "deve essere sostenibile dal punto di vista sociale ed economico". "Quello che ha prodotto un certo approccio ideologico è una situazione che sul piano ambientale non sta benissimo e soprattutto dopo quello che ci ha insegnato l'aggressione russa all'Ucraina il rischio di passare dalla dipendenza dal gas russo alla dipendenza dall'elettrico cinese: non mi sembra una cosa intelligente, credo che – ha affermato Meloni in sede di replica alla Camera dopo il dibattito sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo – l'Europa debba lavorare sulla propria sovranità tecnologica". Sulle case green, ha sottolineato Meloni ieri alla Camera, porre dei target in "assenza di contributi" specifici "rischia di risolvere questa fattispecie in un ulteriore onere molto complesso in un momento molto difficile".

Altro tema centrale all'ordine del giorno del Consiglio è quello dell'economia, con l'Italia schierata sul fronte contrario a un semplice e ampio allentamento dei vincoli agli aiuti di Stato. La posizione che ribadirà sarà che serve "flessibilità nell'uso dei fondi esistenti", "compreso il Pnrr", con aiuti di Stato "circoscritti e temporanei". In prospettiva, però, la questione centrale è quella della revisione del Patto di stabilità e crescita che, per Meloni, deve essere completata entro il 2023, con "regole nuove" che devono dare "maggiore attenzione" alla crescita e minore alla stabilità perché "il tempo dell'austerità è finito". E invece, è la critica rivolta a Bruxelles, rispetto alla proposta della Commissione, che già non apprezzava molto, adesso "si rischia anche di tornare indietro".


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