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Inflazione, pasta alle stelle (+17,5%): convocata Commissione di allerta rapida sui prezzi

Bitonci (Mimit): "Bene convocazione tempestiva tavolo pasta". Pastai di Unione italiana food: "Siamo aperti al confronto"

Agroalimentare, Economia
Inflazione, pasta alle stelle (+17,5%): convocata Commissione di allerta rapida sui prezzi
(Teleborsa) - Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha dato mandato al Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo, di convocare la Commissione di allerta rapida per analizzare la dinamica del prezzo della pasta che nel mese di marzo ha fatto registrare un aumento del 17,5% rispetto all'anno precedente in un contesto caratterizzato dalla riduzione del prezzo della materia prima e dalle dinamiche variabili dei costi dell'energia e degli altri fattori di produzione. Si tratta della prima riunione della commissione creata con il Decreto trasparenza convertito in legge dal Parlamento in data 10 marzo. La riunione è convocata il prossimo 11 maggio alle 14.30 a Palazzo Piacentini. Il nuovo organismo di monitoraggio è composto, tra gli altri, da rappresentanti delle amministrazioni coinvolte, dalle autorità competenti e dalle associazioni di categoria e dei consumatori.


''Bene la convocazione tempestiva del tavolo sulla pasta – ha commentato il sottosegretario al ministero per le Imprese, Massimo Bitonci, in una nota –. La convocazione della commissione di allerta rapida per monitorare i vertiginosi aumenti della pasta, arriva a seguito dell'appello del Cncu che ho presieduto ieri'. Ho sollecitato con urgenza il Garante Prezzi, che ha immediatamente convocato il tavolo per il giorno 11 maggio. In alcune città il prezzo il prezzo sfiora i 2,5 euro al kg, questo non è sostenibile per le nostre famiglie, ancor meno per quelle a basso reddito. L'aumento dell'inflazione, che stiamo monitorando, sta incidendo in maniera maggiore sui beni alimentari di uso comune. La pasta è l'alimento pilastro della dieta mediterranea, uno dei prodotti Made in Italy più venduti al mondo. L'11 maggio si dovrà discutere quindi, anche di proposte che possano sostenere i consumatori per contrastare questa fiammata inflativa sui beni di prima necessità. Un taglio dell'iva su questi prodotti potrebbe essere un'iniziativa da intraprendere con urgenza''.

Sul tema qualche ieri era intervenuto anche il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, durante il question time al Senato spiegando che settimanalmente monitora le quotazioni del grano contro la speculazione che "è la prima cosa da contrastare". "Il nostro intento – ha dichiarato Lollobrigida – è riattivare quanto prima la Commissione sperimentale nazionale per il grano duro, non escludendo di procedere alla costituzione di una Commissione Unica Nazionale, per rafforzare il dialogo tra gli attori della filiera e per la formazione di un prezzo condiviso a livello nazionale".

La situazione vede "un'anomalia su cui è bene fare chiarezza" evidenzia la Coldiretti ricordando come il grano duro per la pasta viene pagato in Italia circa 36 centesimi al chilo a un valore che non copre i costi di produzione ed è inferiore di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre il prezzo della pasta è aumentato circa il doppio dell'inflazione.

Le associazioni dei consumatori, vedono nella convocazione della Commissione di allerta rapida sui prezzi una prima vittoria. Assoutenti lo scorso aprile aveva presentato una segnalazione al Mimit e a Mister Prezzi su alcune anomalie nell'andamento dei prezzi al dettaglio della pasta in Italia che solo in 12 province risultavano inferiori ai 2 euro al chilo. "Ad aprile abbiamo segnalato al Mimit e a Mister Prezzi alcune anomalie nell’andamento dei prezzi al dettaglio della pasta in Italia – spiega il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi, membro della Commissione di allerta rapida e promotore della denuncia sul caro-pasta –. In base al dossier realizzato da Assoutenti, tale prodotto ha subito nell’ultimo anno rincari fortissimi che non sembrano giustificati dalle quotazioni del grano. Ad esempio ad Ancona, città che vanta il prezzo più alto d’Italia, un chilo di pasta costava in media a marzo 2,44 euro (Modena 2,41 euro/kg, Cagliari 2,40 euro/kg, Bologna 2,39 euro/kg, Genova 2,38 euro al kg), e solo in 12 province i listini di spaghetti, rigatoni, penne ecc. risultavano inferiori ai 2 euro al kg. I rincari più pesanti si sono registrati in diverse province della Toscana: il record spetta a Siena, dove un chilo di pasta è salito da una media di 1,37 euro/al kg dello scorso anno ai 2,17 euro di marzo, con un aumento del 58,4%. Incrementi superiori al 50% anche a Firenze (52,8%) e Pistoia (51,8%). Il prezzo medio della pasta in Italia è attualmente pari a circa 2,13 euro al kg, con un aumento medio del +25,3% rispetto allo scorso anno, quando i listini erano pari in media a 1,70 euro/kg)". Il Codacons calcola che i rincari medi per la pasta del 18,2% registrati dall'Istat a marzo rispetto all'anno precedente hanno ricadute di oltre 25 euro in media a famiglia e annuncia un esposto anche all'Antitrust. Più pessimista, l'Unione nazionale consumatori che teme che "viste le denunce ripetute fatte nei secoli, la moral suasion serva molto a poco" e ritiene come fino a quando la speculazione non sarà definita una pratica scorretta, si avranno sempre "armi spuntate contro i prezzi troppo alti". I prezzi della pasta fresca e secca stanno salendo ininterrottamente da giugno 2021, secondo l'Unc, e da allora a marzo 2023 sono rincarati del 37%.

"Siamo sempre stati dalla parte dei consumatori e continueremo a farlo. Siamo favorevoli ad azioni volte ad analizzare le dinamiche dei prezzi. Quelle della pasta, come ben noto, dipendono da molti fattori. Il grano – replica Riccardo Felicetti, presidente dei pastai di Unione italiana food – ha prezzi troppo fluttuanti e non è l'industria della pasta a determinare il prezzo del grano duro, a farlo è il mercato globale con meccanismi e quotazioni internazionali. A ciò si aggiunga il costo della trasformazione in semola, quello energetico, del packaging, della logistica e dei vari passaggi della filiera. C'è da ricordare che la pasta oggi a scaffale è stata prodotta mesi fa con grano duro acquistato alle quotazioni del periodo ancora precedente e con i costi energetici del picco di crisi. Ciò premesso, ben vengano le verifiche: i pastai sono aperti a tutti i confronti del caso".
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