(Teleborsa) - Le informazioni sulle emissioni
scope 3 delle società partecipate sono vitali per gli investitori che desiderano decarbonizzare in modo credibile i propri portafogli e quindi gestire i rischi legati al clima. È uno delle evidenze emerse dal report IIGCC sulle
emissioni scope 3 elaborato in base al confronto avvenuto dal gruppo di investitori istituzionali sui cambiamenti climatici sulle emissioni di scopo 3. In particolare, il documento delinea le prospettive degli
investitori sia sull’importanza che sulla complessità delle emissioni della catena del valore delle loro società partecipate nel contesto del raggiungimento di
zero emissioni nette di portafoglio.
"Trascurare l’ambito 3 delle risorse non è un’opzione – sottolinea il rapporto –. Comprende un’ampia gamma di attività che sono spesso molto importanti per il modello di business di un’azienda, per le sue emissioni, per il
rischio di transizione che deve affrontare e per la mitigazione dei cambiamenti climatici a livello globale. In particolare, include le emissioni generate dall'uso dei prodotti e dei servizi di un'azienda, ma include anche attività come i viaggi di lavoro e gli spostamenti dei dipendenti".
Lo studio evidenzia che nel settore del
petrolio e del
gas, l’ambito 3 rappresenta dall’80 al 95% delle emissioni. "La quantità e la qualità dei dati a disposizione degli investitori sulle emissioni aziendali di ambito 3 sono molto indietro rispetto a quelli disponibili per gli ambiti 1 e 2, ma senza di essi non è possibile cogliere appieno gli impatti climatici degli investimenti". "Gli investitori sono ben consapevoli della necessità di tenere conto di queste emissioni nel processo decisionale sulla decarbonizzazione del
portafoglio, ma la mancanza di dati di qualità rende difficile per loro farlo in modo coerente", prosegue.
Il documento prosegue infatti delineando una serie di
sfide che devono affrontare gli investitori che considerano le emissioni di ambito 3 dei loro investimenti, in particolare a livello di portafoglio. La mancanza di dati di alta qualità, la coerenza nei calcoli e negli approcci, o anche un approccio chiaro, ostacolano un’aggregazione accurata. "Sebbene l’ambito 3 non corrisponda direttamente al rischio di transizione climatica, comprendere l’entità di queste emissioni aiuta gli investitori a comprendere meglio come questi rischi potrebbero essere distribuiti in un portafoglio e concentrati in particolari investimenti o segmenti di business", sottolinea il rapporto.
"Ciò – conclude –, a sua volta, offre l’opportunità di dare priorità al coinvolgimento delle aziende per determinare la
decarbonizzazione del mondo reale".