(Teleborsa) - Quasi la
metà delle aziende italiane è oggi coinvolta in un percorso di innovazione digitale che include l’integrazione di soluzioni di
intelligenza artificiale nei processi produttivi. L’
Indagine Confindustria sul lavoro 2025 rileva che
l’11,5% delle imprese utilizza già tecnologie basate su algoritmi avanzati o ne sta testando l’efficacia, mentre
un ulteriore 37,6% sta valutando come introdurle. Gli ambiti di applicazione più diffusi riguardano l’analisi dei dati, il marketing, la ricerca e sviluppo, l’automazione dei processi e l’assistenza ai clienti, con un’adozione più avanzata nei servizi e nelle imprese di media e grande dimensione.
Accanto alla crescita dell’IA,
emergono criticità significative sul fronte del capitale umano: il 37,6% delle imprese indica la carenza di competenze interne come principale ostacolo alla piena integrazione dell’IA, seguita dalla complessità tecnica di inserire soluzioni avanzate nei sistemi esistenti e dai costi elevati delle tecnologie. Non sorprende, quindi,
che soltanto il 43,7% delle aziende che stanno adottando o valutando l’IA abbia già avviato interventi HR specifici, soprattutto tramite formazione interna (72,8%), consulenze specializzate (39,9%) e assunzione di profili tecnici (10,3%).
La difficoltà nel reperire competenze si inserisce in un quadro più ampio di mismatch strutturale: tra le imprese con ricerche di personale in corso, quasi il 70% segnala problemi di reperimento. Le maggiori criticità riguardano le competenze tecniche (57,1%) e le mansioni manuali (46,3%), con incidenze più elevate nell’industria rispetto ai servizi.
La gran parte delle imprese che incontra difficoltà (84,1%) ha già attivato contromisure, investendo nella formazione interna (56,0%), nella collaborazione con soggetti esterni (52,9%), nell’ampliamento dei bacini di ricerca (40,2%) e, in quasi un terzo dei casi, nel rafforzamento dei rapporti con il sistema educativo territoriale.
Il cambiamento determinato dalla trasformazione digitale coinvolge anche i modelli organizzativi: il lavoro agile, stabilizzato al 32,3%, si afferma come pratica strutturale nelle realtà più organizzate. Il
welfare aziendale, presente nel 55,3% delle imprese, continua a crescere con un focus crescente sul benessere e sulla qualità della vita delle persone. La contrattazione aziendale, che interessa quasi il 70% dei lavoratori del campione, si conferma uno strumento fondamentale per governare la flessibilità e le trasformazioni organizzative, risultando strategico anche nell’adozione di nuove tecnologie.
Tecnologie sempre più diffuse e processi in rapida evoluzione stanno ridefinendo i modelli produttivi: per restare competitivi serve un capitale umano all’altezza delle nuove sfide. L’
intelligenza artificiale entra sempre più nel cuore dei processi produttivi e organizzativi delle imprese italiane, ma mentre la tecnologia accelera, la capacità delle aziende di assorbirne pienamente il potenziale procede a ritmi più lenti. È il capitale umano, ancora una volta, a rappresentare il vero punto di svolta. L’Indagine Confindustria sul lavoro 2025 fotografa questo sistema produttivo in trasformazione, chiamato a confrontarsi con un profondo ripensamento delle competenze, dei modelli organizzativi e delle strategie HR.
In questo scenario, il nodo cruciale resta la formazione. "
Le aziende italiane sono entrate nel vivo della trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale diventerà presto un fattore competitivo decisivo, anche dal punto di vista formativo", afferma
Riccardo Di Stefano, delegato di Confindustria per l’Education e l’Open Innovation. "Per gestire e non subire questa transizione serve un salto di qualità nelle competenze, con un forte investimento in percorsi integrati tra mondo produttivo e sistema educativo. Solo così si potrà garantire un’adozione dell’IA responsabile, capace di generare crescita per il Paese e per l’intero sistema produttivo".