(Teleborsa) - L’80% delle
imprese italiane ha investito nell’ultimo anno: un calo rispetto all’87% del 2024 e sotto la media UE (86%), ma accompagnato da una netta ripresa dell’outlook per il 2025. Il 27% delle imprese prevede di aumentare gli
investimenti, contro il 16% che ipotizza una riduzione: il saldo positivo dell’11% è più che doppio rispetto al +4% registrato nell’UE e ben sopra il +3% rilevato in Italia lo scorso anno.
La
Banca europea per gli investimenti (BEI) ha pubblicato oggi i risultati italiani dell’EIB Group Survey on Investment 2025 (EIBIS), l’indagine annuale disponibile qui che raccoglie le risposte di circa 12.000 imprese in Europa e negli Stati Uniti sulle dinamiche di investimento.
"I risultati dell’indagine di quest’anno sulle dinamiche di investimento delle imprese mostrano un’Italia che guarda al futuro con fiducia e che sta investendo nella propria competitività - ha dichiarato
Gelsomina Vigliotti, Vicepresidente della BEI -. La BEI continuerà ad accompagnare le imprese italiane nei loro percorsi di trasformazione, sostenendo investimenti che rafforzano crescita, produttività e resilienza climatica".
Le imprese italiane guardano al futuro con un
ottimismo superiore ai competitor europei: il 32% si aspetta un miglioramento delle prospettive nel proprio settore di appartenenza a fronte del 12% che anticipa un peggioramento, generando un saldo di +20% contro lo 0% dell’UE.
"Le imprese italiane stanno accelerando su innovazione e investimenti immateriali, favorite anche da condizioni finanziarie più favorevoli - ha affermato
Debora Revoltella, Capo Economista del Gruppo BEI - Ma per mantenere un vantaggio competitivo di lungo periodo è essenziale intensificare l’adozione di tecnologie avanzate, in particolare l’Intelligenza Artificiale, e investire di più nella mitigazione dei rischi climatici".
L’
accesso al credito resta complessivamente favorevole: il 49% delle imprese italiane utilizza finanziamenti esterni (UE: 42%), mentre solo il 10% segnala insoddisfazione per i costi dei prestiti, in forte calo rispetto al 22% dello scorso anno e sotto la media UE (15%). Le imprese italiane ricorrono più spesso di quelle europee a prestiti bancari, segno di un ecosistema finanziario reattivo.
Il 74% delle imprese italiane utilizza almeno una
tecnologia digitale, in linea con l’UE. Tuttavia, solo il 45% adotta tecnologie avanzate (UE: 51%) e l’Intelligenza Artificiale (IA) è utilizzata dal 20% delle imprese, molto al di sotto del 37% della media europea.
Sul fronte degli
investimenti immateriali, questi rappresentano il 39% del totale (UE: 35%), trainati da software/ICT (12%), formazione (10%), R&S (9%) e miglioramenti organizzativi (7%). Oltre metà delle imprese punta a espandere capacità produttiva o a sviluppare nuovi prodotti, mentre solo il 28% investirà nella sostituzione di macchinari e impianti esistenti (UE: 43%).
Il 69% delle imprese italiane ha adottato misure volte a gestire le conseguenze del
cambiamento climatico, al di sopra della media europea (53%). Tuttavia, queste consistono spesso nell’acquisto di assicurazioni (62% vs 25% UE) più che in strategie strutturate o investimenti concreti. Infatti, solo il 17% delle imprese investe in
soluzioni specifiche (UE: 30%) e il 18% delle imprese ha sviluppato una strategia di adattamento climatico (UE: 26%).
Sul fronte investimenti per contribuire ad una
riduzione delle emissioni, il 50% delle imprese ha effettuato audit energetici (UE: 56%), il 35% ha fissato obiettivi di riduzione (UE: 47%) e l’84% ha adottato misure (UE: 92%), soprattutto riciclo (61%), efficienza energetica (51%) e rinnovabili (44%).
Il 57% delle imprese italiane opera sui
mercati internazionali (UE: 66%), con picchi nell’industria (82%) e nelle grandi imprese (75%). Le interruzioni logistiche colpiscono meno l’Italia (35% vs 43% UE), ma la reazione resta prudente: solo il 5% investe in sistemi digitali di monitoraggio delle scorte (UE: 18%) e l’11% diversifica le fonti di importazione (UE: 19%).