(Teleborsa) - "Abbiamo il dovere di coltivare e consolidare ogni piccolo spiraglio che si apra rispetto ai conflitti in corso, in Ucraina come in Medioriente. Con l'obiettivo di costruire quella pace permanente". Nel suo discorso alla cerimonia per gli auguri di fine anno con i rappresentanti delle Istituzioni, delle forze politiche e della società civile, il
presidente della Repubblica Sergio Mattarella cita Franklin D. Roosevelt che affermava: "Più che una fine della guerra vogliamo una fine dei principi di tutte le guerre". "Pace, quindi, come affermazione del diritto sulla forza delle armi. Pace come condizione di libertà e di sviluppo" sottolinea Mattarella ricordando l'ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia, celebrato l'anno scorso.
"La nostra comune speranza oggi ha il nome della pace. Una pace vera e giusta ovunque che ponga fine all'incertezza e al disorientamento indotti dalla attuale situazione internazionale" ha detto Mattarella. "La pace che l'Europa ha costruito coltivando la relazione transatlantica" è "un patrimonio è irreversibile" afferma il capo dello Stato che mette in guardia dalle
sfide al "modello democratico" da parte di "Stati sempre più segnati da involuzioni autoritarie che, contro la storia, si propongono come modelli alternativi".
"Una sfida per i sistemi democratici appare oggi derivare – prosegue
Mattarella – anche dal tentativo di ignorare e cancellare il confine tra libertà e arbitrio. La pretesa di rimuovere i limiti ai comportamenti individuali, unita alle potenzialità offerte dalle tecnologie, rischia di travolgere ordinamenti democratici e stato di diritto.Si parla sovente dell'affermarsi di un nuovo potere che nasce dalla concentrazione in pochissime mani di enormi risorse finanziarie e tecnologiche, a detrimento del ruolo delle istituzioni che rappresentano i cittadini. Uno scenario che genera inquietudine, incertezza, allarme. Perché senza la mediazione della politica, senza la possibilità di composizione di interessi e tensioni divergenti le comunità si dividono. Le istituzioni si indeboliscono. Le democrazie inaridiscono. Le diseguaglianze crescono e viene smarrita persino l'idea di un destino comune". Ma – evidenzia il presidente della Repubblica – "la democrazia è più forte dei suoi nemici. Lo è soprattutto là dove è stata edificata con sacrificio. Là dove si è radicata nel consenso delle comunità, nelle convinzioni delle persone, nel pieno affermarsi dei diritti e dei doveri di cittadinanza".
In tale scenario,
il capo dello Stato esprime preoccupazione per il disimpegno politico, l'astensione al voto da parte di un numero crescente di cittadini. "Partecipazione sembra parola desueta in un tempo caratterizzato da una crescente astensione elettorale. Alle ultime elezioni regionali ha votato meno del 45 per cento degli aventi diritto. Nelle precedenti tornate la percentuale era già in discesa e dobbiamo purtroppo constatare che questa tendenza prosegue. Non ci si può stancare di ripeterlo: una democrazia di astenuti, di assenti, di rassegnati – afferma
Mattarella – è una democrazia più fragile e a subirne danno sono i cittadini. Riflettere su questo fenomeno è un dovere di tutti, mentre talvolta si ha l'impressione che l'astensionismo sia una sorta di problema del giorno prima, come se, dopo, a contare fosse soltanto chi ha vinto e chi ha perso e tutto tornasse a essere normale.Una società che non si preoccupasse quando la maggioranza assoluta degli elettori sceglie di non votare non si accorgerebbe che si riduce la sua solidità, che la sua politica rischia di esaurirsi nella autoreferenzialità. Senza questa presa di coscienza si contribuirebbe, involontariamente, ad alimentare la disaffezione, il senso di estraneità alla vita delle istituzioni. Spezzare questo circolo vizioso è interesse di tutti, perché è un'ampia, consapevole partecipazione a conferire una forte legittimazione. Soprattutto dovremmo riflettere sulle ragioni che inducono gli elettori più giovani a disertare le urne. Spesso non si tratta di un generico rifiuto della politica. Al contrario, una parte significativa del mondo giovanile mostra ampia, preziosa propensione all'impegno civile, alla mobilitazione sui grandi temi del nostro tempo, dalla pace all'ambiente, al volontariato, alla vita associativa. Ma tanti decidono di non votare. Indagando sulle cause di questo rifiuto, approfondendo le ragioni di questa diffidenza potremmo forse comprendere come fare emergere più ampia partecipazione. Il pluralismo delle idee, la dialettica tra opinioni diverse, il confronto tra posizioni culturali anche molto distanti sono indispensabili alla democrazia. Ma quando le sbrigative categorie amico/nemico prevalgono sulla fatica di trovare risposte condivise nell'interesse collettivo, quando si producono fratture che dividono le nostre società si alimentano i germi della estraneità alla politica".
"Sul
piano economico l'anno che si conclude ci ha consegnato alcuni risultati positivi – dice Mattarella –.
L'occupazione ha avuto una fase di crescita e mostra tenuta, nonostante il prodotto interno si muova con lentezza, come avviene a livello europeo. I
conti pubblici sono tenuti dal Governo sotto un prudente controllo, e questo ha contribuito a determinare un forte raffreddamento dello spread e un importante apprezzamento delle agenzie internazionali. L'affidabilità del Paese è un valore preservato e da preservare. Nell'interesse dei cittadini, delle imprese, dei risparmiatori. E tanto più è prezioso questo valore quanto più alto è il carico del debito pubblico.
Nonostante il
rallentamento della produzione industriale l'esportazione delle nostre aziende continua a vedere l'Italia sempre più ai primi posti nel mercato mondiale, a conferma di quanto, per la nostra economia, sia sempre vantaggiosa la reciproca apertura dei mercati.
A questi dati rassicuranti, e alle potenzialità che esprimono, si affiancano problemi e questioni aperte. Oltre a quella indicata dal Presidente del Senato sulla sicurezza sul lavoro, non si può ignorare la condizione di oltre cinque milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà. Se l'occupazione degli over 50 ha raggiunto livelli alti, ed è confortante, il lavoro delle donne è ancora sotto la media europea e l'occupazione dei giovani si registra insufficiente. Abbiamo il problema, annoso e pesante, del
valore reale delle retribuzioni. Soprattutto, non da ora, di quelle di primo ingresso nel mondo del lavoro. È legittimo e necessario che ogni forza politica abbia la sua agenda, le sue priorità, una sua visione della realtà e delle dinamiche che la muovono. Ma oltre al confronto e alla fisiologica dialettica deve esserci anche la condivisione di alcuni obiettivi fondamentali su cui lavorare insieme per assicurare il bene dell'Italia. Ci sono alcuni grandi temi della vita nazionale che vanno oltre l'orizzonte delle legislature, e attraversano le eventuali alternanze tra maggioranze di governo. Temi che richiedono programmi a lungo termine, investimenti di risorse ingenti, impegni e sacrifici che riguarderanno le generazioni che verranno. Questioni strategiche che definiscono per il loro contenuto il futuro della nostra Repubblica".
Lo sguardo del presidente della Repubblica è rivolto anche all'Europa. "Il tema della politica internazionale, delle alleanze, della scelta dell'Europa come strada da percorrere senza ripensamenti. E questo – afferma Mattarella – non soltanto per gli impegni che abbiamo assunto con l'adesione ai Trattati. Sappiamo bene che l'Unione ha alcuni problemi e molti avversari. Soltanto l'Europa può preservare, e dare un futuro, a quelle conquiste che gli Stati hanno garantito per decenni con i loro ordinamenti. Sempre più numerosi sono i grandi problemi di questo nostro tempo che non possono essere governati, risolti dalla dimensione del singolo stato. Neppure il più ricco, il più grande, il più forte militarmente tra i Paesi europei può avere la capacità, o la presunzione, di fare da solo in questo mondo che cambia. Richiede uno sforzo convergente anche la definizione compiuta di una strategia di sicurezza nazionale, in un tempo in cui siamo costretti a difenderci da nuovi rischi che, senza infondati allarmismi, sono concreti e attuali. La spesa per dotarsi di efficaci strumenti che garantiscano la sicurezza collettiva è sempre stata comprensibilmente poco popolare. Anche quando, come in questo caso, si perseguono finalità di tutela della sicurezza e della pace, nel quadro di una politica rispettosa del diritto internazionale. E tuttavia, poche volte come ora, è necessario. Anche per dare il nostro decisivo contributo alla realizzazione della difesa comune europea, strumento di deterrenza contro le guerre e, insieme, salvaguardia dello spazio condiviso di libertà e di benessere. Sicurezza nazionale e sicurezza europea sono oggi indivisibili, qualunque sia la prospettiva con la quale affrontiamo il tema della protezione della libertà e dello sviluppo delle nostre società. Richiede comune responsabilità una
politica energetica che assicuri autonomia strategica. Su questo piano molto è stato fatto. Il futuro richiederà impegni ulteriori sia nell'approvvigionamento, sia nella diversificazione delle fonti, ferme restando le ineludibili esigenze di transizione ecologica. Soprattutto considerando la crescente domanda di energia, dovuta anche all'impatto delle nuove tecnologie e alle altissime esigenze energetiche dei sistemi di intelligenza artificiale. Un settore dove l'Europa sembra essere rimasta indietro e potrebbe invece aspirare a un ruolo autonomo è proprio quello dell
'intelligenza artificiale. I Paesi dell'Unione dispongono, insieme, delle risorse necessarie per realizzare un modello di intelligenza artificiale originale, trasparente, sicuro, attento ai diritti, finalizzato a sviluppare i settori di eccellenza che in Europa e in Italia non mancano. Allo stesso modo si potrebbero ricordare i piani necessari all'ammodernamento della rete di infrastrutture, dalle comunicazioni alla mobilità. A quel che è necessario fare per rendere finalmente adeguata la rete idrica nazionale".
L'attenzione del presidente della Repubblica è rivolta anche alla questione demografica, con la crescente flessione della natalità. "Si tratta – spiega Mattarella – di un problema dalle grandi ricadute sociali, i cui effetti, già oggi visibili, aumenteranno nel medio e nel lungo periodo. Problema acuito dal fenomeno in aumento dell'abbandono di tante nostre ragazze e tanti nostri ragazzi – solo nell'ultimo anno un numero molto grande e preoccupante – che scelgono di costruire il loro futuro fuori dall'Italia. Si tratta, come è evidente, di grandi questioni che toccano complessivamente l'interesse nazionale, sulle quali è auspicabile uno sforzo comune per individuare elementi di convergenza, trovando il modo di coinvolgere le migliori energie del Paese. Possiamo farlo, sappiamo farlo, come abbiamo dimostrato impegnando proficuamente le risorse messe a disposizione dall'Europa con il Next generation e con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un risultato importante realizzato anche grazie all'impegno dei diversi governi che si sono succeduti".