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Banche, spesa tech sopra 1 miliardo nel biennio. Più cloud e AI, meno DLT e pagamenti

L'indagine di Bankitalia

Banche, Economia, Fintech
Banche, spesa tech sopra 1 miliardo nel biennio. Più cloud e AI, meno DLT e pagamenti
(Teleborsa) - La spesa per investimenti in tecnologie innovative sostenuta da banche e intermediari finanziari nel biennio 2023-2024 è stata pari a poco più di 1.018 milioni di euro; per il biennio successivo essa viene stimata in 1.031 milioni, per una variazione dell'1,4 per cento; a partire dal 2027 sono previste spese per circa 279 milioni. È quanto emerge dalla quinta indagine Fintech sul sistema finanziario italiano di di Banca d'Italia, secondo cui la spesa risulta molto concentrata tra pochi intermediari e, in linea con le precedenti edizioni dell'indagine, le banche costituiscono i principali investitori in tecnologie innovative.

Pagamenti, intermediazione del credito e attività operative restano centrali (88,5 per cento del totale); il peso dell'area dei pagamenti è diminuito significativamente in favore delle attività operative. Le piattaforme web-mobile, l'intelligenza artificiale (AI), il cloud computing e le Application Programming Interface (API) si confermano le tecnologie più adottate; aumenta l'incidenza dei progetti basati sul cloud computing e sull'AI generativa (GenAI), si riduce quella legata alle API e alle Distributed Ledger Technologies (DLT).

Mentre l'acquisizione online della clientela è diffusa, indicando un utilizzo ormai esteso dei canali digitali, l'erogazione di prestiti e la raccolta di depositi completamente online risultano limitate. I depositi detenuti in conti aperti digitalmente rappresentano il 5,1 per cento del complesso dei depositi a fine 2024; il rapporto tra prestiti digitali e prestiti totali erogati alle famiglie consumatrici e alle imprese è pari rispettivamente al 10,6 e all'1,2 per cento.

Le collaborazioni per l'adozione di tecnologie innovative tra intermediari e soggetti fornitori di servizi IT sono diffuse e frammentate: gli accordi più ricorrenti interessano fornitori tecnologici, imprese fintech e altri intermediari vigilati, ma senza attori dominanti. Rispetto all'indagine del 2023, il valore delle partecipazioni in imprese tecnologiche è passato da 1,1 a 1,8 miliardi di euro.

"Le strategie digitali sono adottate dagli intermediari per intercettare i mutamenti nelle abitudini e nella composizione anagrafica della clientela e in risposta a fenomeni di obsolescenza delle infrastrutture IT - si legge nel rapporto - pertanto, esse puntano soprattutto a migliorare l'esperienza del cliente e l'efficienza dei processi interni. L'AI, in particolare la GenAI, è sempre più al centro delle iniziative, soprattutto nell'ambito delle attività operative e dell'intermediazione del credito, facilitando l'automazione dei processi interni e semplificando i flussi operativi; inoltre, contribuisce ad arricchire l'offerta di servizi digitali alla clientela attraverso i chatbot tramite cui vengono raccomandati prodotti e offerte di consulenza e assistenza. Le cripto-attività, invece, restano ai margini delle strategie digitali".

Secondo Bankitalia, i principali ostacoli alla realizzazione delle strategie digitali si confermano essere il difficile reperimento di personale qualificato e la scarsa interoperabilità tra le nuove tecnologie e i sistemi di legacy. Inoltre, la governance delle strategie digitali risulta più strutturata (con meccanismi di coordinamento, reporting e controllo) presso gli intermediari con i maggiori investimenti. Le competenze digitali presso gli intermediari, sia nel consiglio di amministrazione che per tutto il personale, sono ancora poco diffuse; in particolare nell'ambito dell'AI competenze medio-alte sono presenti presso il 3,4 per cento degli intermediari.

L'impatto delle nuove tecnologie sui rischi di tutela della clientela viene considerato contenuto: la possibilità di continuare a utilizzare modalità tradizionali per il contatto con gli operatori e di preservare l'interazione umana nei processi automatizzati contribuirebbero a mitigare i rischi di esclusione finanziaria. Tuttavia, non sempre appaiono adeguatamente considerati i rischi di esclusione finanziaria degli utenti con basse competenze digitali o di discriminazione di fasce della popolazione più vulnerabili.

(Foto: Photo by path digital on Unsplash)
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