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Il test di Turing

Ai computer il trading, agli umani il quadro generale

Al di là delle ideologie e delle fazioni che rimangono immobili sulle loro posizioni, la realtà, in questi mesi che stiamo vivendo, sta però cambiando strutturalmente e impone nuove riflessioni.

I momenti di difficoltà che abbiamo vissuto nei mercati in questi anni di ripresa, dal 2009 a oggi, sono stati a ben vedere circoscritti e non sistemici. Ci siamo spaventati nel 2010 e nel 2012 per la Grecia, nel 2011 per la Libia, per Fukushima e per il greggio a 120 dollari, di nuovo nel 2011 per l'Italia e per alcuni anni per le controversie sul bilancio americano e i rischi di default sul debito degli Stati Uniti. A parte la Grecia, che è ancora tra noi come problema, le altre paure, viste con gli occhi di oggi, ci sembrano prive di fondamento.

Il filosofo americano John SearleAdesso però sta succedendo qualcosa di strutturale e serio, qualcosa che resterà nell'aria per anni e non per settimane. L'America, l'economia guida, sta esaurendo le risorse inutilizzate a disposizione della sua economia. La disoccupazione è in via di rapidissimo riassorbimento e anche i giovani, gli anziani e le donne che se ne stanno abitualmente a metà strada tra il mercato del lavoro e la non occupazione e che costituiscono una specie di serbatoio extra, sono in via di esaurimento. Le risorse inutilizzate sono una marcia in più a disposizione dell'economia perché permettono alla banca centrale di tenere i tassi straordinariamente bassi (e di stampare moneta attraverso il Quantitative easing) senza che questo crei inflazione. Entro la fine di quest'anno questa marcia supplementare non sarà più a disposizione.

Il Pil di un paese, semplificando, dipende dal numero delle persone che lavorano e dalla loro produttività. Se le persone che lavorano non possono più aumentare (se non come risultato del debole aumento demografico) e se la crescita della produttività è bassa o nulla, il Pil, al di là delle fluttuazioni da un trimestre all'altro, non può aumentare molto. Le stime di molti autorevoli economisti collocano la crescita potenziale di lungo periodo per gli Stati Uniti all'1.75 per cento, con rischi verso il basso. Un livello piuttosto triste, soprattutto se paragonato con quel 3 e oltre per cento che ci era stato promesso per quest'anno e per i prossimi da più parti, inclusa la Fed.
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