Già, l'Europa.
Possiamo pensare a un'Europa tranquilla in caso di recessione americana? Certamente no. Una recessione in America accompagnata da tagli dei tassi e Qe porterebbe a una caduta del dollaro. A quel punto l'Europa si troverebbe con un euro forte proprio mentre le sue esportazioni scendono velocemente. E ricordiamo che l'Europa dipende dalle esportazioni più di ogni altra regione e che le sue esportazioni sono di prodotti ciclici.
Anche nel caso in cui tenesse la domanda interna, l'Europa sarebbe quindi costretta a rispondere colpo su colpo ai tagli dei tassi americani. Tagliare i tassi di 5 punti partendo da meno 0.50 significherebbe però arrivare a meno 5.50. A quel punto bisognerebbe abolire il contante e mettere in conto l'impazzimento del sistema finanziario.
L'alternativa sarebbe lasciare invariati i tassi e varare tre trilioni di Qe. Ci siamo già passati. Tre anni con 80 miliardi al mese di Qe sono un déjà vu. L'attivo della Bce, oggi di 4.7 trilioni di euro, arriverebbe a 7.7. Due terzi del Pil. Troppo? Scandaloso? Non è detto. C'è sempre chi sta peggio. La Banca del Giappone è al 101 per cento del Pil e nella sua giurisdizione ci sono ancora segni di vita intelligente.
Il problema, in Europa, sarebbe quello di trovare titoli da comprare. Con tre trilioni, comprando solo titoli di stato la Bce si troverebbe a possedere poco meno della metà del debito pubblico europeo. Avremmo non solo la
mutualizzazione di fatto, ma anche la monetizzazione di fatto e la cancellazione di fatto di metà dei nostri peccati fiscali. Un po' troppo per la regione che si proclamava una volta custode dell'integrità monetaria.
Alternative? Comprare corporate bond (si fa già adesso).
Comprare oro, materie prime e case, come suggerisce Blanchard.
Comprare titoli esteri, come ha fatto per anni la Banca Nazionale Svizzera.
Comprare azioni, come fa da anni il Giappone (e come ha fatto la Svizzera).
Sulla carta sembra tutto abbastanza semplice, ma è come l'influenza. Se chi la prende è giovane e robusto, qualche giorno a letto e via. Se chi la prende è fragile, tutto diventa complicato.
Alla fine si capisce come questa recessione non la voglia proprio nessuno e come, dopo avere fatto tutto il possibile, si farà anche l'impossibile per cercare di rimandarla a tempi migliori.
(Foto: © kenishirotie / 123RF)
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