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Il compromesso

Mercati e banche centrali trovano un punto di equilibrio


Tutto bene, dunque? Sì, tutto bene, ma con un'importante avvertenza. Tutta la costruzione si regge su due ipotesi. La prima è che l'inflazione, anche nei momenti peggiori, non salga nei prossimi mesi sopra il 3 per cento anno su anno. La seconda è che si stabilizzi presto e che, verso la fine dell'anno, si profili per il 2022 più vicina al 2 che al 3 per cento.

Non dobbiamo mai dimenticare la lezione degli anni Settanta, quando i mercati, pur vedendo che l'inflazione saliva costantemente, alzarono le spalle per due anni nella convinzione che il rialzo dei prezzi fosse temporaneo. Non fu così e l'inflazione continuò a salire fino alla fine del decennio, producendo devastazione nei mercati obbligazionari, che furono costretti alla fine ad aprire gli occhi.
Questa lezione, tuttavia, non deve assolutamente costituire lo scenario di base per i prossimi anni Venti. Si tratta di un semplice orizzonte di rischio. Lo scenario di base da mantenere come bussola sarà quello di un decennio di transizione lenta dalla deflazione alla reflazione, non di un'iperinflazione già domani mattina, ma nemmeno di un imminente ritorno alla disinflazione secolare degli scorsi quarant'anni.

Insomma, nelle nostre teste dovremo fare posto a un nuovo paradigma. Dovremo disimparare a pensare il mondo come lo abbiamo pensato nel decennio scorso e iniziare a viverlo come più instabile. Il paradigma di riferimento migliore è quello degli anni Sessanta, belli e vivaci nella prima metà e via via più agitati nella seconda. In ogni caso, anni molto interessanti.
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