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L'arte del compromesso

Il difficile equilibrio tra lotta all'inflazione e stabilità finanziaria


Alla fine ci ritroviamo con un grande compromesso in cui governi, banche centrali, banche, mercati e opinione pubblica possono ritrovarsi in un punto intermedio più aderente alla realtà sottostante. Le banche debolissime vengono chiuse e quelle deboli verranno acquisite, ma i depositanti vengono salvati, mentre creditori e azionisti vengono sacrificati. Le banche centrali, il Tesoro e i fondi di garanzia dei depositi intervengono tempestivamente (anche se hanno certamente sonnecchiato prima) con la giusta aggressività. Il bail out del sistema bancario americano con soldi pubblici c'è e come, ma è abilmente mascherato. La lotta all'inflazione da parte delle banche centrali prosegue, ma tiene conto della fragilità emersa nel sistema bancario (che fino a pochi giorni fa veniva visto come quasi inaffondabile) e rallenta di velocità. Il Quantitative tightening americano continua, ma il suo effetto, finora compensato dalla liquidità fornita al sistema globale dalle banche centrali cinese e giapponese, viene ora ulteriormente attenuato, se non annullato, dal riallargarsi del bilancio della Federal Reserve causato dai nuovi finanziamenti alle banche ordinarie.

Anche i mercati si adeguano. Tramonta la hybris trionfalista degli ultimi mesi, quella per cui si celebravano insieme la fine dell'inflazione, il pivot della Fed, la recessione evitata in qualsiasi sua forma, la solidità delle banche, del mercato del lavoro e dei consumatori con i loro eterni e inesauribili risparmi in eccesso.

Ora i mercati, al di là di un breve short squeeze, dovranno fare i conti da una parte con un'inflazione che fa fatica a scendere e qua e là risale e, dall'altra, con un ciclo economico che tenderà a rallentare nei prossimi mesi. E non dovranno dimenticare il fatto che le banche saranno da qui in avanti ancora meno disponibili a erogare crediti alle imprese. Avranno in cambio banche centrali un po' meno aggressive.

È all'insegna del realismo, e quindi comunque positivo, anche il riavvicinamento dei sottovalutati bond e del sopravvalutato azionario avvenuto in questi giorni. Viene così corretta, almeno in parte, una distorsione che aveva sempre meno senso.

In conclusione, siamo di fronte a un bagno di umiltà e di realismo per tutti. Abbiamo affrontato uno stress test autentico e ne usciamo più consapevoli. È meglio così, per tutti.
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