Il protezionismo di Trump aveva destato grandi preoccupazioni per il suo possibile carattere inflazionistico e recessivo su scala globale. Sull'inflazione il dibattito è ancora aperto, ma se ci sarà, come probabile, una sua riaccelerazione, non sarà per effetto dei dazi in sé, ma per le risposte fiscali ultra espansive che il resto del mondo sta decidendo di dare. Quanto ai presunti effetti recessivi, il risultato netto del tentativo americano di contenere il disavanzo federale da una parte, e delle misure europee e cinesi dall'altra non sarà a somma negativa ma, al contrario, decisamente positiva.
In pratica il mondo ha preparato e fatto partire di gran carriera ampie, lunghe, strutturali e irreversibili risposte fiscali di fronte a due minacce trumpiane, i dazi e il ritiro militare dall'Europa, che non si sa se si concretizzeranno davvero e in che misura. Il tempo è variabile, ma io mi vesto comunque con impermeabile, ombrello, stivaloni. A quel punto, Trump faccia quello che vuole (che è esattamente l'atteggiamento della Cina in questo momento).
Questo tipo di risposta ha tante cause e il principio di precauzione è certamente una di queste. Si intravvede però anche la cifra del nuovo lungo ciclo apertosi con questo decennio, quella del passare da un'emergenza all'altra con fasi di intervallo non molto lunghe. L'emergenza, che sia il Covid o il riarmo, giustifica le risposte monetarie e fiscali. L'inflazione, se ci sarà, verrà minimizzata da banche centrali in sintonia con il clima emergenziale. Il debito generato da questa risposta verrà gestito in un secondo tempo e smaltito con l'inflazione o, se necessario, acquistato dalle banche centrali.
Il Covid ci ricorda quanto questo quadro possa essere positivo per le borse e per le materie prime e come vada affrontato con prudenza sulla parte obbligazionaria, privilegiando i titoli indicizzati all'inflazione (che sono comunque esposti a eventuali rialzi dei tassi reali). Meglio ancora, finché i rendimenti sono buoni, restare sulla parte breve della curva. Nel 2021 il mercato obbligazionario tardò a capire la portata delle politiche espansive, questa volta è stato invece molto veloce nella sua reazione.
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