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Beni durevoli: consumi in calo, prezzi aumentati del 20%

Secondo l’Osservatorio annuale 2025 di Findomestic dopo due anni di crescita sono in calo sia i volumi (-2,3%) degli acquisti di beni durevoli, sia il valore (-2,4%). Il motivo è legato anche all'inflazione e ad un aumento generale dei prezzi

Economia
Beni durevoli: consumi in calo, prezzi aumentati del 20%
(Teleborsa) - Dopo due anni di crescita il motore dei beni durevoli si ferma: a fine 2025 il comparto segnerà consumi in calo del 2,3% in volume e del 2,4% in valore, per una spesa complessiva che da 79 miliardi scivola a 77,1 miliardi. Sono questi i dati riportati dal 32° Osservatorio Findomestic, realizzato insieme a Prometeia, per un mercato che resta comunque su livelli più alti rispetto al pre-Covid, non per un aumento dei volumi acquistati ma esclusivamente per l’incremento dei prezzi che in 6 anni sfiora il 20%. A determinare il segno meno è soprattutto la mobilità, il segmento che da solo vale il 57% della spesa delle famiglie in beni durevoli. Qui la frenata è evidente, con le auto nuove in calo del 9% a valore. La casa, mobili e tecnologia, resta invece impantanata in una stagnazione che dura dal 2023, dopo gli exploit del triennio post-pandemico. Sul fronte territoriale, le tre locomotive storiche – Lombardia, Lazio e Veneto – perdono tra il 2,6 e il 2,8%. Resiste meglio l’Emilia-Romagna (-1,8%), che quasi aggancia il podio nella graduatoria per volumi di spesa.


Durante la presentazione dello studio, Claudio Bardazzi, responsabile dell’Osservatorio Findomestic, ha commentato: «Quest’anno i beni durevoli soffrono più degli altri comparti. Mentre servizi, alimentari e altri beni crescono – secondo i dati Istat – il nostro perimetro torna negativo dopo due anni di espansione, quella del 2023, trainata più dall’inflazione che dai volumi reali. Chiuderemo il 2025 con un -2,4% a valore, che si traduce in una reale riduzione della spesa delle famiglie». Bardazzi prosegue: «Siamo ancora su livelli di spesa superiori dell’11,4% al 2019, ma questo non significa che si compri di più. Il vero motore è stato l’aumento dei prezzi, vicino al +20%. Al netto dell’inflazione, i consumi di durevoli sono in realtà il 6,8% sotto i livelli pre-pandemia».

A livello geografico, ci sono regioni che assorbono meglio la scossa. In Trentino-Alto Adige, dove i redditi restano elevati e il clima economico è meno nervoso, il calo è solo -0,7%, il migliore d’Italia. Più sorprendente la tenuta della Sicilia e della Liguria, entrambe ferme a -1,3%: due territori lontani geograficamente ma accomunati da una domanda interna che resiste. All’opposto, in Basilicata il mercato dei durevoli cede il 4%: una flessione che non è solo statistica ma strutturale, fatta di consumi fragili e poca spinta demografica. Il rallentamento è stato consistente anche in Piemonte (-3,5%), Molise (-3,3%), Abruzzo e Lazio (entrambe -2,8%). Sul piano dei valori assoluti, la Lombardia continua a giocare un altro campionato: 15,4 miliardi, più del doppio del Lazio, che segue a 7,5.

Altra osservazione interessante riguarda la mobilità: le auto usate rappresentano dal 2017 il primo mercato per valore assoluto e continua a dimostrarlo. L’effetto inflazione è evidente: si spende il 25% in più rispetto al 2019 per acquistare appena il 3% di vetture in più. Nel 2025, dopo due anni di crescita, il settore rallenta e il suo giro d’affari chiuderà con un -0,2%, sostanzialmente in stallo, con l’incremento dei passaggi di proprietà (+2,1%) annullato dal calo dei prezzi (-2,1%). Ma i valori restano solidi: 24,4 miliardi di euro, quasi 8 miliardi in più dell’auto nuova, complice una domanda, negli ultimi anni, sempre più orientata al risparmio. Prezzi in calo e mix di vendita più ‘popolare’ confermano che il consumatore è cauto ma attivo.

Sul fronte delle auto nuove invece la frenata è netta: -9% a valore, con la spesa delle famiglie che scende a 16,5 miliardi. Le immatricolazioni calano (-9,9%), i prezzi restano stabili (+0,8%) dopo anni di forte crescita e il mix si sposta su fasce e tecnologie più costose. Le city car, un tempo spina dorsale del mercato, passano dal 17% del 2019 al 12%. La domanda dei privati resta lontana dai livelli pre-pandemia: -25% le immatricolazioni rispetto al 2019, -10% la spesa. Non bastano incentivi a singhiozzo per stimolare le famiglie, alle prese con un potere d’acquisto ridotto rispetto a qualche anno fa e con un contesto di persistente incertezza.

Anche per il mercato delle due ruote, dopo quattro anni di crescita, arriva uno stop: -7,7% a volume nel 2025, -7,0% a valore. Ma il confronto con il 2019 resta impressionante: +36% a volume, +55% a valore, per un mercato che vale 2,75 miliardi e che ha beneficiato in questi anni di una domanda, che in un contesto di inflazione e calo del potere d’acquisto, ha visto nei mezzi a due ruote un’alternativa low cost alla seconda o terza auto in famiglia. La flessione del 2025 sottende dinamiche differenziate tra ciclomotori, in forte calo (oltre -30% a volume), e targato, in miglior tenuta (-6% circa a volume) e su livelli storicamente elevati. Gli scooter targati salgono dell’8,8%, confermandosi protagonisti della mobilità urbana.

Per quanto riguarda il comparto "casa", che non contempla solo i mobili e gli elettrodomestici, ma anche elettronica, telefonia e IT, il comparto nel 2025 mostra un quadro di stabilità e adattamento. Crescono prodotti informatici, piccoli elettrodomestici e device smart, mentre famiglie e consumatori privilegiano comfort, qualità, benessere e soluzioni premium, tra innovazione e attenzione al prezzo. Il settore sta vivendo quindi una fase di assestamento (16,5 miliardi di euro, -0,6%) dopo il boom degli scorsi anni, mantenendosi comunque sopra i livelli pre-Covid. A frenare è il calo delle ristrutturazioni, mentre spingono il mercato i primi acquisti di case (+9,5% le compravendite) grazie a tassi più accessibili. L’online è ormai maturo e pesa per il 20% delle vendite.

Più nel dettaglio, torna a crescere, dopo tre anni negativi, il settore dell'IT(+1,7%), spinto da PC portatili, tablet e dispositivi per il gaming, mentre si ferma l'elettronica di Consumo (-1,9%), a causa del comparto TV, che risente ancora del post-switch-off. Segnali positivi arrivano invece da droni, altoparlanti e cuffie premium.

Dall'analisi di Finomestic per il 2025 emerge quindi un consumatore che, nonostante la cautela, sceglie di investire in prodotti che favoriscono il benessere personale, la semplificazione domestica e l'innovazione digitale, con una preferenza sempre più marcata per gli acquisti online.

(Foto: Una slide della presentazione dell'osservatorio)
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