(Teleborsa) - La
produzione industriale italiana
torna a diminuire a ottobre, interrompendo i segnali di stabilizzazione osservati nel bimestre precedente. Secondo i
dati Istat, l’indice cala dell’1% su base mensile e dello 0,3% su base annua, un risultato peggiore delle attese e in contrasto con i miglioramenti emersi dalle recenti indagini di fiducia.
Il
Research Department di
Intesa Sanpaolo, in un’analisi di
Paolo Mameli, evidenzia come la flessione sia "diffusa a tutti i principali raggruppamenti di industrie", ad eccezione dell’energia (+0,7% m/m). Particolarmente penalizzati i
beni durevoli (-2,1% m/m), mentre su base annua solo i
beni intermedi mostrano un progresso (+1,1%). Il calo risulta ancora più marcato nel
manifatturiero (-1,2% m/m), con settori in forte contrazione come
raffinazione (-11,4%),
elettronica (-4,8%) e
alimentare (-4,6%). Mameli ha sottolineato tuttavia che l’industria "non dovrebbe dare un contributo negativo al PIL nel trimestre corrente", stimando per l’ultimo quarto dell’anno una sostanziale stagnazione (-0,1% t/t).
Una lettura in parte differente arriva da ING, tramite il commento del Senior Economist
Paolo Pizzoli, secondo cui i dati di ottobre "ridimensionano le aspettative di una accelerazione dell’attività economica nell’ultimo trimestre dell’anno". Pizzoli ha evidenziato che la contrazione riguarda beni di consumo (-1,8%), beni di investimento (-1%) e beni intermedi (-0,3%), e che la dinamica settoriale continua a mostrare
debolezza nei mezzi di trasporto e nel tessile, a fronte di performance migliori per farmaceutica ed elettronica. La ripresa dell’output industriale, secondo ING, potrebbe risultare solo graduale e "non molto probabile prima della seconda metà del 2026".
Sul fronte dei
consumi, il quadro appare altrettanto fragile. Il
Codacons, commentando i dati di ottobre, ha definito "allarmante" la caduta dei beni di consumo (-2% a/a), sottolineando come nei primi dieci mesi del 2025 la produzione complessiva sia scesa dello 0,6% rispetto all’anno precedente. Per l’associazione, la
crisi industriale rimane accentuata da consumi familiari fermi e dal caro-prezzi, che continua a erodere il potere d’acquisto.