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PMI italiane al bivio dell’innovazione, Polimi: il 26% ha aumentato gli investimenti nel digitale

Economia
PMI italiane al bivio dell’innovazione, Polimi: il 26% ha aumentato gli investimenti nel digitale
(Teleborsa) - Nonostante la coda lunga della pandemia e lo scoppio di nuove crisi internazionali, le PMI italiane confermano di aver saputo reagire alle crisi esterne. Solo il 14% di PMI ha dichiarato di non essere stato in grado di introdurre azioni per affrontare le difficoltà riscontrate in seguito all’aumento dei costi dell’energia, e solo il 10% non ha avuto strumenti per rispondere alle difficoltà di fornitura. Nel corso del 2022, il 26% delle PMI italiane ha aumentato gli investimenti in digitale rispetto all’anno precedente ma rimane un forte divario culturale, con il 35% delle realtà che stenta a riconoscere alla digitalizzazione un ruolo centrale all’interno del settore economico di riferimento.

Questi alcuni dei dati presentati oggi dall'Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI della School of Management del Politecnico di Milano in occasione del convegno “Le PMI verso la maturità digitale: la bussola è nell’ecosistema”.

“Le piccole e medie imprese italiane costituiscono circa il 5% delle imprese attive nel Paese e si caratterizzano per un’elevata eterogeneità, per esempio in termini di struttura, attività, organizzazione, visione strategica. Questo si riflette in differenze di performance, ma anche di approccio all’innovazione e, in particolare, alla trasformazione digitale” dichiara Paolo Ghezzi, Direttore Generale di Infocamere.

Con il duplice scopo di quantificare il peso delle PMI nelle filiere produttive e di indagare il ruolo del digitale nelle relazioni di filiera, l’Osservatorio, nell’ambito di una collaborazione con InfoCamere, ha individuato e mappato quest’anno altre tre filiere particolarmente rilevanti per il Made in Italy: AEC (Architecture, Engineering and Construction), meccanica e meccatronica, veicoli a motore su gomma e servizi connessi.

Le PMI di meccanica e meccatronica, rappresentano più della metà (59%) dei ricavi di filiera, così come degli addetti (62%) attraverso 12mila PMI attive (ovvero il 19% del totale). La filiera dei veicoli a motore su gomma e servizi connessi è composta da 5.500 PMI attive (5% del totale) che rappresentano 29% degli addetti, generando il 36% di ricavi. Segue, infine, l’AEC, con oltre 26mila imprese attive (3% dell’intero settore) e il 33% sia di ricavi che di addetti impiegati.

“L’Osservatorio ha individuato 4 profili di maturità digitale sulla base di 3 variabili rappresentative dell’approccio delle PMI alla digitalizzazione: cultura digitale, trasformazione digitale dei processi, collaborazione con attori esterni” dichiara Claudio Rorato, Direttore dell’Osservatorio innovazione Digitale nelle PMI. “La minoranza delle PMI presenta un profilo convinto (36%) o avanzato (9%). Di conseguenza, poco più della metà delle PMI (55%) mostra un atteggiamento timido (39%) o addirittura scettico (16%) nei confronti della trasformazione digitale, mancando soprattutto di un approccio olistico e di una visione strategica di lungo termine. Non si può trascurare, però, che nell’ultimo anno la crisi energetica e la necessità di far fronte a situazioni contingenti abbiano temporaneamente rallentato il percorso di digitalizzazione di alcune realtà”.


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